Gustav Klimt, origini di una rivoluzione

Quest’anno molte mostre, anche in Italia, celebrano i 160 anni dalla nascita dell’artista, artefice della Secessione viennese, uno stile in cui si fondono tecniche diverse, tra arte e decorazione.

Numerose le mostre che celebrano a luglio i 160 anni della nascita di Gustav Klimt, grande protagonista dell’arte degli inizi del Novecento. Tra quelle italiane, ci sono l’esposizione di Roma, finita a marzo, e di Piacenza, fino al 24 luglio, con 160 opere provenienti da prestigiosi musei d’Europa, soprattutto dal Belvedere di Vienna, sacrario dell’opera dell’artista. Nelle sale l’intera parabola del pittore, sempre sostenuto da Emilie Floge, compagna di vita fin dal 1892.
Momento cruciale la Secessione viennese, un movimento artistico rivoluzionario che Klimt aveva ideato nel 1897 con alcuni famosi pittori e architetti, grazie al quale si liberò dal conformismo accademico e creò uno stile unico, in cui si mescolavano tecniche diverse. L’idea era quella di realizzare opere d’arte totali, nelle quali si fondevano arte, architettura, design, con un occhio a ciò che stava accadendo in Inghilterra con William Morris e il gruppo Arts & Crafts, in Germania con lo Jugendstil e soprattutto in Francia con l’Art Nouveau.
Klimt deve molto ai suoi viaggi, anche in Italia. Fu proprio il soggiorno a Ravenna a cambiare in modo decisivo la sua arte. Era il 1903 quando, già noto pittore, decorato della Croce al merito artistico dall’imperatore Francesco Giuseppe, scoprì, nelle famose basiliche della città, gli spettacolari, magici mosaici bizantini del VI secolo, fatti di tessere dorate.

Il seguito sulla rivista.

di Tina Lepri

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