La dimenticata resistenza tedesca

Un libro-inchiesta, che vi proponiamo in occasione del 25 aprile, racconta la storia di alcuni cattolici che si opposero al nazismo fino al sacrificio della vita: uomini e donne, che con coraggio hanno seguito la coscienza.

Ci sono alcuni falsi miti duri a morire. Tra questi il pregiudizio, presente ancora oggi dopo ottant’anni, secondo il quale, durante gli anni del nazionalsocialismo, in terra tedesca non ci sia stata alcuna resistenza. È stato, invece, dimostrato che circa tre milioni di abitanti di Tirolo, Austria, Germania sono finiti nei campi di concentramento e circa 500 mila sono deceduti. Non a caso Dachau entrò in funzione già nel 1933 proprio per gli avversari politici. Non solo, pare siano stati circa 800 mila i casi di opposizione attiva e oltre 180 mila le condanne a morte.
La resistenza tedesca è stata la più avversata, ma anche quella temporalmente più lunga d’Europa (1933-1945) e, come ricordava Winston Churchill, «tra le più grandi e nobili che siano mai state conosciute nella storia di tutti i popoli».
La lama e la croce. Storie di cattolici che si opposero a Hitler, da poco uscito per la Libreria editrice vaticana (Lev), approfondisce proprio questo ambito, di attualità soprattutto in occasione del 25 aprile. Di facile lettura, senza le velleità di un saggio storico, il libro espone le dieci esperienze di chi, attraverso diverse vie, è arrivato a dire di no a Hitler. Le figure scelte dall’autore Francesco Comina, giornalista trentino da anni attivo nell’ambito della non violenza, non sono celebri come i ragazzi della Rosa Bianca o i congiurati del 20 luglio del 1944. Si tratta di persone semplici, marginali, a volte dei solitari, che hanno saputo scegliere, restare fedeli al richiamo della propria coscienza, convinti come Willi Graf, attivista della Rosa Bianca, che «il singolo porta l’intera responsabilità».
Tra questi protagonisti il più noto è Franz Jägerstätter, cui Terrence Malick ha dedicato uno splendido film nel 2019, il contadino con la quinta elementare, sposato e padre di tre bimbe piccole, che nel 1943 si è rifiutato di rispondere alla chiamata alle armi e di giurare fedeltà a Hitler: «O si è cattolici o si è nazisti».
Solo poco prima di essere giustiziato Jägerstätter scoprì dal cappellano di non essere il solo ad aver obiettato. Qualche mese prima era stata la volta del sacerdote Franz Reinisch, altra biografia presente nel volume. A loro si affianca idealmente Josef Mayr-Nusser, l’attivista dell’Azione cattolica che, per lo stesso diniego, morì di stenti su un treno merci diretto a Dachau a soli 34 anni. Ancora, la Rote Kapelle (Orchestra rossa), che solo a Berlino contava 200 aderenti, una galassia composita di cattolici, evangelici, anarchici e comunisti, di cui facevano parte anche Eva-Maria Buch, ghigliottinata a 22 anni per aver diffuso volantini contro il regime, e Maria Terwiel, condannata per la trascrizione delle omelie del vescovo Clemens August von Galen.

Il seguito sulla rivista.

di Marta Perrini

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