Per tutti, cioè a misura di ciascuno
Uguaglianza è dare identiche possibilità tenendo conto delle condizioni di ognuno. Come accade sulla spiaggia di San Foca, in Puglia, accessibile anche ai malati di Sla.
Quando si usa l’espressione «per tutti» si parte dalla consapevolezza che qualcosa, nella realtà, esclude qualcuno.
Alla base di una società giusta e inclusiva ci sono i diritti che garantiscono che ogni persona sia trattata in modo equo, che le siano offerte pari opportunità e sia protetta da ogni forma di discriminazione. «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali», scrissero coscientemente i padri e le madri costituenti. Se ciò è vero, e per chi crede anche sacrosanto («Ama il prossimo tuo come te stesso. Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te», diceva Gesù oltre duemila anni prima della nostra Costituzione), cerchiamo allora i motivi per cui, di fatto, non si concretizza nella vita di ciascuno, indipendentemente dal luogo in cui sia capitato di nascere e vivere.
Per esempio, un diritto fondamentale è la salute. La sanità, però, non è uguale per tutti. Varia in base alla qualità dei servizi, ai costi, alla collocazione geografica. Nel Paese più democratico del pianeta, chi non ha un’assicurazione privata non può essere curato in ospedale. Per cui, se sei nato a Dallas, puoi morire perché non sei in grado di pagarti un intervento di appendicite. Il diritto a ricevere un’istruzione, a costituire una famiglia, ad avere un lavoro dignitoso non è lo stesso se arrivi nel nostro Paese con un barcone o su un aereo di prima classe. Se i diritti sono per tutti, le concrete condizioni di accesso sono diverse. Il giornalista Claudio Imprudente, che di accessibilità se ne intende, scrisse una storia in cui raccontava di un re che, nel suo regno, voleva governare equamente.
di Elvira Zaccagnino