I murales contro la guerra
Ad Amman, capitale della Giordania, gli artisti di strada urlano, attraverso le loro opere, il dissenso verso il conflitto tra Israele e Hamas. Che continua a spargere sangue, soprattutto quello dei bambini.
Dalle strade affollate di Downtown, il cuore commerciale tra bazar e chioschi di souvenir, alle vie pittoresche, tra centri culturali e gallerie d’arte, del quartiere residenziale di Jabal al-Weibdeh, passando per Jabal Amman con la famosa Rainbow street, lo sguardo si perde nei colori sgargianti e nelle immagini dirompenti della street art giordana. I murales tappezzano i muri degli edifici, ravvivano le facciate di vecchi palazzi anonimi, abbelliscono le pareti scrostate delle lunghe, ripide scalinate che collegano i quartieri bassi e quelli alti di Amman, città di saliscendi, costruita anticamente su sette colline, come Roma.
La capitale della Giordania è una metropoli vivace, dinamica, aperta, che unisce un forte radicamento nella tradizione a uno straordinario fermento culturale, che la spinge verso la contemporaneità artistica.
Ormai da diversi anni, è conosciuta da molti anche come la città mediorientale dell’arte di strada e della cultura hip hop. E pure i turisti spesso la scoprono immergendosi negli affascinanti percorsi urbani.
Per lungo tempo la street art è stata vietata nel Paese arabo, mentre oggi murales e graffiti sono riconosciuti come un’espressione artistica, accettata sia dalla società sia dalle autorità, anche se sottoposta a una sorta di regolamentazione per quanto riguarda gli spazi. A raccontare è Alaeddin, giovane ballerino e performer di hip hop, che alcuni giorni alla settimana accompagna gruppi di persone, locali o turisti, in tour guidati alla scoperta delle opere creative, da Downtown a Jabal al-Weibdeh, attraverso l’organizzazione no profit Underground Amman, che lavora per sostenere e promuovere il lavoro e l’impegno degli artisti, per far conoscere le loro storie, per raccontare la vita della città e l’evoluzione della società dal punto di vista della cultura artistica urbana.
Attualmente gli street artist sono liberi di esprimersi, spesso con lavori commissionati. In genere, attraverso le loro opere possono trattare anche temi politici. Tuttavia, in una nazione a grande maggioranza musulmana, ci sono argomenti che tradizionalmente non possono essere affrontati neppure dall’arte, in particolare la religione e la sessualità.
Buona parte degli artisti ad Amman e in Giordania, come Alaeddin, sono palestinesi, tanti provengono dai campi profughi. E tantissimi di loro sono donne: almeno il 70 per cento, sostiene il performer. Qui l’arte urbana è sorprendentemente una forma di espressione soprattutto femminile. Alcune street artist hanno anche acquistato grande popolarità. Come Yaratun, le cui opere, nello stile del fumetto, rappresentano spesso personaggi senza occhi e senza bocca. Come spiega Alaeddin, con i suoi murales Yaratun vuole raccontare l’infermità mentale e la depressione, temi a lei molti cari, cercando di rompere i tabù e i pregiudizi che spesso nel Paese ancora impediscono di parlare di questi problemi.
Il seguito sulla rivista.
di Giulia Cerqueti