La carità fulcro della Chiesa

Questa virtù teologale è al primo posto nella missione apostolica non per filantropia, ma in ossequio al Vangelo. Ne parla anche un recente libro di monsignor Stefano Sanchirico e del giornalista Andrea Gagliarducci.

«La Chiesa che presiede nella carità». Si ripete spesso la celebre espressione di Sant’Ireneo per indicare il ruolo della Chiesa di Roma, il cui vescovo è il Papa. Ma non si comprende mai del tutto l’autentico significato di questa antica e bellissima definizione. A soffermarsi su ciò che davvero significa è un interessante libro di monsignor Stefano Sanchirico, officiale dell’Archivio Apostolico Vaticano, in passato cerimoniere pontificio e prelato di anticamera di Sua Santità, e di Andrea Gagliarducci, vaticanista di Aci Stampa. Il volume, intitolato La carità del Papa (Editoriale Romani, pp. 92, € 12), è una carrellata attraverso la secolare storia del papato, che decifra anche alcuni elementi tipici della liturgia pontificia tramandata dalla tradizione.
«La Chiesa sin dalle origini si è definita attraverso la carità», si legge nel testo. «Gli Atti degli apostoli infatti descrivono la Chiesa nascente come concorde nella preghiera e nella carità. Una tale dimensione si è approfondita in maniera del tutto peculiare a Roma, con l’arrivo degli apostoli Pietro e Paolo. Il Papa, successore di Pietro, è stato percepito come “il padre dei poveri”. In sostanza è l’atteggiamento mutuato da Gesù verso il povero, il piccolo, la vedova e gli ultimi. Roma vedrà così nel corso dei secoli una mirabile storia di carità che significherà anche istituzioni, cerimonie e strutture».
Gli autori ricordano che «nel corso dei secoli, i papi hanno stabilito sempre più iniziative per occuparsi dei poveri in maniera strutturata, dai diaconi regionali fino alle iniziative personali, mentre l’idea del Pontefice “padre dei poveri” si ritrovava anche nei riti di insediamento papale. Tra il 1272 e il 1276, Gregorio X (1271-1276) decise di dotarsi di una struttura permanente, definendo un ruolo, affidato a una persona, che si occupasse stabilmente della carità del Papa e chiamata a dargli personalmente un resoconto sempre aggiornato sullo stato dei singoli poveri da lui assistiti. Nacque così l’Elemosineria apostolica».

Il seguito sulla rivista.

di Francesco Antonio Grana

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