D-anno scolastico
Cattedre vacanti, corsa alle nomine, difficoltà nelle graduatorie. E ancora, precariato, difformità nei criteri di valutazione, abbandono del percorso di studi. Sono alcune difficoltà della scuola di oggi. Un’istituzione fondamentale, a cui affidiamo i nostri figli, promessa di futuro.
A ogni avvio di anno scolastico, puntuali, annosi e prevedibili, i noti problemi si ripresentano: cattedre da coprire, curricolari e di sostegno; corsa alle nomine; difficoltà sulle graduatorie e relative precedenze.
Su tutti una certezza inconfutabile: come i magistrati e i medici di base, neppure gli insegnanti di matematica crescono sugli alberi alla stregua di frutti spontanei, avendo un tempo non comprimibile di formazione. Le università ne sfornano pochi, quei pochi hanno varie alternative tra cui scegliere e la scuola rischia di non essere la prima in ordine di preferenza. Ergo, anche nelle prime settimane dell’anno scolastico 2023-2024 faremo la conta dei buchi nella coperta.
E intanto concorre a complicare le cose una ultradecennale questione: il percorso per diventare insegnanti cambia e si riforma a una velocità vorticosa, senza neanche tenere il passo dell’avvicendarsi dei Governi. Per dire, in primavera (mandato Valditara) è arrivato sul filo di lana il decreto attuativo della riforma del reclutamento targata Bianchi, che trascina con sé una «fase transitoria» fino al 2024.
Obiettivi dichiarati come sempre: riduzione del precariato, avvio di anno scolastico senza ritardi, attenzione agli alunni con disabilità e bisogni educativi speciali. Cambiano ogni volta i modi con cui ci si propone di conseguire questi chimerici traguardi. L’uovo di Colombo, come tutte le soluzioni semplici ai problemi complessi, non si trova.
Continui cambiamenti
Al netto del giudizio di merito, positivo o negativo, che si può dare a ogni intervento contingente sul reclutamento dei nuovi docenti (60 cfu, 24 cfu, 30 cfu? Più peso alle discipline curricolari o alle didattiche? Più peso all’esperienza, ancorché precaria? Di più alla “freschezza” degli studi? À la carte, secondo la filosofia del momento) resta una granitica certezza: il fatto stesso di continuare a cambiare aumenta di per sé l’entropia del sistema, il suo stato naturale di disordine. Ogni cambiamento del modo e dei criteri con cui si diventa insegnanti, se dopo poco si cambia ancora, implica una nuova pregressa posizione di precariato da sanare, diversa da quella precedente, ma che sulle precedenti si innesta, senza che il sistema trovi mai una stabilità normativa e una sua ragionevole prevedibilità. Tutto ciò non aiuta un avvio lineare di anno scolastico, né depone a favore della comprensibilità da parte delle persone comuni, in primis l’utenza della scuola: genitori e alunni che si trovano continuamente a confrontarsi con astruse sigle burocratiche, negli ultimi anni in ipertrofico aumento, e con un inizio a singhiozzo.
Un portfolio per ogni alunno
La novità del momento per le scuole medie e superiori sono i 40 mila docenti tutor e orientatori, impegnati in estate e fino al 9 settembre nelle 20 ore di formazione online che dovrebbero metterli nelle condizioni di assumere le nuove funzioni. Un’iniziativa, nelle intenzioni, atta a favorire percorsi mirati, personalizzati sulle esigenze degli alunni, in particolare di quelli che hanno esigenze particolari, perché rimangono indietro o perché corrono troppo avanti, contrastando il fenomeno della dispersione scolastica. Si prevede per ciascun anno «l’introduzione di moduli di almeno 30 ore anche extracurricolari di orientamento per tutte le classi e di un “e-portfolio”, un portfolio digitale che dovrebbe registrare il percorso di ogni singolo alunno».
Il seguito sulla rivista.
di Elisa Chiari