Venezia la grande sfida

AGF

La rassegna cinematografica, dal 30 agosto al 9 settembre, rivaleggia con il Festival di Cannes. In cartellone tante ottime pellicole. In attesa dei vincitori.

Una festa e una sfida. Con un occhio nostalgico al passato e l’altro sgranato sul futuro. La Mostra del Cinema di Venezia, in programma al Lido dal 30 agosto al 9 settembre, ha una doppia anima. Anzitutto le celebrazioni per l’edizione numero 80, a conferma del prestigio del più antico festival del mondo. Agosto, 1932: sulla terrazza dell’Excelsior, si svolge la prima rassegna mondiale di film inediti voluta dal conte Giuseppe Volpi come estensione della Biennale d’Arte. È una vetrina, non una gara (il Leone d’oro verrà introdotto più tardi così come gli altri premi), ma la risonanza è clamorosa, anche per le star coinvolte: Greta Garbo, Clark Gable, Fredric March, Loretta Young, James Cagney, Joan Crawford, Vittorio De Sica. E poi i registi: Mario Camerini, Frank Capra, King Vidor, Howard Hawks, René Clair, Ernst Lubitsch, Anatole Litvak. L’idea è vincente e Mussolini la cavalca facendone uno scintillante baluardo della cinematografia europea contro lo strapotere di Hollywood. A guerra finita, la Mostra corregge il tiro e si fa ponte tra le industrie di qua e di là dell’oceano. Vive pause e stagioni turbolente, ma riesce a scoprire talenti e nuove cinematografie: in America Latina, in Africa, in Asia soprattutto. Alla rassegna devono fama il maestro Akira Kurosawa (Leone d’oro nel 1951 per Rashomon) e registi come il cinese Zhang Yimou, l’iraniano Jafar Panahi, il tedesco Wim Wenders, gli indiani Satyajit Ray e Mira Nair, il giapponese Takeshi Kitano, il serbo bosniaco Emir Kusturica, i polacchi Kieslowski e Zanussi, i russi Tarkovskij e Michalkov, il coreano Kim Ki-duc. Il Leone d’oro è ormai distintivo del cinema d’autore. Il premio alla carriera va quest’anno all’attore hongkonghese Tony Leung e alla decana Liliana Cavani, a novant’anni ancora dietro la cinepresa (anteprima de L’ordine del tempo dopo successi come Portiere di notte, La pelle, Francesco). In attesa di scoprire quale sarà il film migliore. Mai sedersi sugli allori, però, in un mondo di spietate rivalità. Il Festival di Cannes resta il più importante al mondo grazie al turbinìo di star sulla Croisette e all’enorme giro di denaro mosso da produttori e distributori al marché (che manca al Lido). Dopo il covid, Cannes si è rilanciata puntando sul cinema americano: le Palme d’onore a Harrison Ford e Michael Douglas, le anteprime di kolossal come l’ultimo Indiana Jones e il nuovo film di Martin Scorsese. Mossa per erodere uno dei punti forti della Mostra negli ultimi anni. Si pensi ai tanti Leoni a stelle e strisce: The Wrestler di Darren Aronofsky, Somewhere di Sofia Coppola, La forma dell’acqua di Benicio Del Toro, Joker di Todd Phillips, Nomadland di Chloé Zhao. La rassegna diretta da Alberto Barbera può reagire ridando lustro all’originale denominazione: Mostra internazionale d’arte cinematografica. Arte è la parola chiave, ricerca perciò di nuovi autori e diverse realtà.

Il seguito sulla rivista.

di Maurizio Turrioni

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