Un’estate per tutti?
Periodo di riposo, ma non per tutti. Di svago, ma non per tutti. Di amicizie, ma non per tutti. Di rigenerazione. Ma non per tutti. Dovremmo ricordarcene quando arrivano i mesi caldi e il nostro pensiero viene catturato dal miraggio di una bella spiaggia dove trascorrere con le persone care qualche giorno di meritato relax. Pensare che c’è qualcuno che non può staccare dal lavoro, magari mal pagato o addirittura in nero. Che resta solo a casa perché figli e nipoti sono andati via. Che fa più fatica di altri ad arrivare a fine mese… Un Paese solidale, che «non lascia indietro nessuno», come si diceva un tempo, dovrebbe organizzarsi a misura dei suoi cittadini più fragili. Per fare in modo che sia agevole andare in vacanza tutti insieme, anche con chi ha qualche handicap, con il nonno che comincia ad avere qualche forma di demenza, con il cagnolino che ci ha fatto compagnia durante l’inverno, con i bambini più piccoli che non smettono di strillare. O anche per rendere la vita meno triste a chi è costretto a rimanere in città. Assicurando servizi per far trascorrere ore piacevoli, per non far morire il pesce rosso nella sua boccia o la pianta rimasta senza accudimento.
Il seguito sulla rivista.
di Annachiara Valle