I quattro geni dell’arte
Aprile segna il destino di grandissimi artisti: il 6 nasceva Raffaello Sanzio, 540 anni fa; l’8 moriva Pablo Picasso, 50 anni fa; il 20 nasceva Joan Mirò, 130 anni fa; il 30 moriva Edouard Manet, 140 anni fa.
RAFFAELLO SANZIO
ll 6 aprile del 1483 nasceva a Urbino uno dei più grandi artisti che l’umanità abbia mai avuto: Raffaello Sanzio. In realtà la data della nascita del genio rinascimentale non è stata mai accertata con esattezza: il giorno è ancora avvolto nel mistero e nella leggenda. Anche il dipinto La Fornarina, tra i più celebri dell’artista, eseguito l’anno prima della sua morte, esposto alla Galleria nazionale d’arte antica di Palazzo Barberini a Roma, fu eseguito ad aprile. La giovane e bellissima donna del quadro che più di ogni altro avvicina i visitatori alla dimensione intima del pittore, alla sfera dei suoi sentimenti, al canto d’amore di un artista morto a 37 anni (sempre il 6 aprile, ma del 1520), fu notata da Raffaello mentre asciugava i capelli al sole del tardo aprile. Lui stava affrescando le stanze della villa di Agostino Chigi, suo amico e ammiratore. Le notizie biografiche dicono che la giovane alla finestra fosse Margherita Luti, figlia di Francesco, il fornaio, detta per questo “la fornarina”, ma altri la ritenevano cortigiana o prostituta.
EDOUARD MANET
«Non mi dispiacerebbe poter finalmente leggere, mentre sono ancora vivo, il meraviglioso articolo che mi dedicherete non appena sarò morto». Edouard Manet, artista libero, anticonformista e solitario, che non aderì ad alcun movimento per seguire il suo stile particolare e innovativo, scrisse queste righe colme di amara ironia pochi mesi prima di morire. La morte sopraggiunse a Parigi, il 30 aprile 1883, quando Manet aveva 51 anni. Destinario del messaggio era il critico Albert Wolff, che accolse con la solita freddezza il quadro Il bar delle Folies Bergère, una delle opere più famose dell’artista, anticipatore del movimento impressionista. Manet si dedicò al ritratto, alla natura morta, al paesaggio e soprattutto alle «istantanee inedite dell’universo femminile».
JOAN MIRÒ
«Il giallo del sole, il nero delle notti e il rosso dei papaveri di Barcellona ad aprile», annotava il piccolo Joan Mirò nel diario su cui cominciò a scrivere e disegnare nel 1900. Aveva sette anni e si dedicò subito all’arte vibrante del colore puro. Narrava in famiglia le tinte dei suoi sogni disegnandole con gessi colorati, ossia piccole stecche di solfato di calcio che suo padre, orefice, aveva trasformato, tingendoli, in piccoli luminosi cilindri. Nato a Barcellona il 20 aprile 1893, Mirò visse fino a 90 anni, creando un’arte unica e originale. Nel 1920, dopo avere studiato alla Scuola di Belle Arti di Barcellona, si trasferì a Parigi. Conobbe Picasso, Chagall, Modigliani e Max Ernst, con il quale condivise la passione per il Surrealismo fino a diventare uno degli esponenti più radicali. Mirò è considerato uno degli inventori dell’arte del Novecento.
PABLO PICASSO
Il 2023 è l’anno di un genio dell’arte del Novecento. Sono oltre cento le mostre che rendono omaggio, nei più importanti musei del mondo, al 50° anniversario della morte di Pablo Picasso, avvenuta l’8 aprile 1973. Solo in Francia, dodici importanti esposizioni dei suoi celebri capolavori apriranno a breve o sono già piene di visitatori: a Parigi, Lione, Avignone e nel piccolo centro di Mougins, tra Provenza e Costa Azzurra. Qui il pittore morì in quel rumoroso aprile «dal mare ruggente come nel giorno della nascita di Pablo, avvenuta vicino alla spiaggia andalusa di Malaga, il 25 ottobre 1881», scrissero i tenaci biografi del tempo.
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di Tina Lepri