Rilassiamoci sferruzzando

In spiaggia o in montagna, lavorare ai ferri è un toccasana a ogni età. Un’attività che distende la mente e migliora l’umore, regalando benessere. 

Torna l’autostima, torna la passione, tornano le abilità cognitive. Forse le nostre nonne l’avevano intuito, ben prima che fior di studi e ricerche confermassero i benefici del lavorare ai ferri o all’uncinetto. Anche d’estate, magari sostituendo il cotone alla lana, quella del lavorare a maglia resta un’attività che aiuta a rimettersi in forma. Che dona relax e concentrazione. E non solo a chi è in là con gli anni o soffre di qualche forma di degenerazione cognitiva. Se, infatti, in molti ospedali italiani, da Messina a Milano, questo tipo di lavoretti viene proposto a sempre più pazienti per migliorare le aspettative e la qualità di vita, anche fuori dalle case di cura e per età sempre più giovani l’arte del gomitolo viene riconosciuta importante per facilitare lo stare bene con sé stessi. Non si tratta solo di abilità manuali, che certo fanno bene al pari di quelle con la ceramica o con i pennelli. È proprio il ritmo ripetitivo di alcuni gesti che, una volta imparato il lavoro, procedono in automatico, ad avvicinare lo sferruzzare alla meditazione vera e propria. Con analoghi benefici anche sull’umore.
Ovviamente, come in tutte le attività, non bisogna esagerare per non andare incontro a effetti indesiderati, ritrovandosi con gli occhi affaticati o con i polsi dolenti. Se siete sotto l’ombrellone, di tanto in tanto alzate lo sguardo verso l’orizzonte, «per allungare la vista», come suggerivano le nostre nonne. Alternate bagni e passeggiate, fate esercizi di stretching della mano, usate ferri e uncinetti ergonomici.

Il seguito sulla rivista.

di Chiara Ferrise

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