Convivialità a tavola

In vacanza abbiamo il tempo di prenderci cura di noi stessi, della nostra alimentazione, soprattutto in termini di qualità. E di invitare i nostri amici ad assaggiare i piatti preparati da noi.

Tempo di ferie e di relax, anche in cucina. Sembra che sia questa, infatti, la stanza della casa dove risiede la felicità. Vari studi dimostrano che il buonumore, se non proprio la gioia, sia strettamente collegato a ciò che si mangia, a come si preparano i cibi e, perché no, alla buona compagnia a tavola. L’estate è il momento giusto, allora, per dedicarci a preparazioni più complesse e laboriose, per cimentarci con decorazioni e piatti gourmet, ma anche per riscoprire la cara, buona pizza, magari usando il forno a legna della casa di campagna.
E alla fine, se anche stare dietro ai fornelli ci costerà qualche goccia di sudore in più, ne varrà la pena per rinforzare il nostro organismo e la nostra autostima. Merito, in gran parte, delle sostanze contenute nei cibi che mangiamo, ma anche della forma e della cura con le quali li portiamo in tavola. 
Secondo la rivista Scientific Reports si tratta, prevalentemente, di una questione di chimica. Alcuni elementi, come il triptofano (che si trova soprattutto nel latte, nello yogurt, nella ricotta, nel cioccolato, nelle arachidi e nei semi di sesamo), gli omega 3 (di cui sono particolarmente ricchi alcuni pesci, come tonno, sardine, acciughe, alici, sgombro) o il magnesio (fornito in quantità dai cereali, dai legumi, dal cacao amaro e dalla frutta secca) interagiscono a livello neuronale facendo scattare reazioni collegate al piacere. 
Il buonumore è legato, soprattutto, alla varietà dell’alimentazione e alla scelta di alimenti sani,  mentre abbondare con il cibo spazzatura (junk food) – anche se nell’immediato può dare qualche gratificazione – alla lunga favorisce l’umore nero.

Il seguito sulla rivista.

di Chiara Ferrise e Lucilla Perrini

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