Un’estate al mare

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Non me ne vogliano quanti amano la montagna e i laghi, le passeggiate all’aria aperta per colline e sentieri boschivi.

Per me l‘estate, da sempre, è sinonimo di mare, spiagge, nuotate da soli o in compagnia. L’acqua, come elemento che ci riporta alle origini, che ci sfida e ci sorregge, che ci dice chi siamo. L’estate come tempo della verità. Occasione per guardarci dentro e misurarci con noi stessi, con la natura, con gli altri. Forse è per questo che ho sempre diffidato, istintivamente, da chi, invece, al mare non sa starci, da chi evita di mostrarsi sulla spiaggia, da chi schiva il sole e non tollera la pelle bagnata dal sale. Anche chi, e capita persino nella nostra Italia che vanta ottomila chilometri di coste, non ha mai visto i flutti infrangersi sul bagnasciuga credo ne porti dentro, se sa guardare, un’antica nostalgia. Il mare è un po’ una cartina di tornasole che ci mette a nudo in senso figurato e non solo. Che ci mostra i limiti e le potenzialità. Che ci fa rilassare e ci dà, nello stesso tempo, energia. «Le persone che non amano il mare o che ne hanno paura», spiega la psicologa e psicoterapeuta Lucia Montesi, «frequentemente hanno anche bisogno di controllare la realtà e fanno fatica a lasciarsi andare e a lasciare che le cose accadano».

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Annachiara Valle

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