Per non dimenticare

Peppino Impastato è stato un giornalista assassinato dalla mafia. Oggi due libri ricordano la sua lotta e il suo coraggio, attraverso i racconti della madre Felicia e la testimonianza del fratello Giovanni.

La madre Felicia, il fratello Giovanni e lo zio materno Matteo sono tre figure importanti nella vita di Peppino Impastato, il coraggioso fondatore di Radio Aut, un’emittente libera e autofinanziata che denunciava Cosa Nostra, assassinato dalla mafia il 9 maggio del 1978 a Cinisi, in provincia di Palermo.
Proprio loro sono i protagonisti di due recenti libri dedicati a Peppino: il saggio Io Felicia. Conversazioni con la madre di Peppino Impastato (Navarra editore) e il romanzo Mio fratello. Tutta una vita con Peppino (edito da Libreria Pienogiorno).
Il primo libro è frutto del dialogo di Felicia Bartolotta con Mari Albanese e Angelo Sicilia, due attivisti antimafia animatori del Forum sociale di Cinisi. Le pagine nascono dalla conoscenza fortuita di Mari (sindacalista, insegnante e vincitrice del Premio donna siciliana dell’anno 2017) con Felicia, accomunate da una cronica emicrania, provocata, nel secondo caso, dalle testate di rabbia contro il muro per un figlio vittima innocente della mafia e dei depistaggi di Stato. Il coautore del volume è Angelo, antropologo e puparo per vocazione, ideatore dell’Opera dei pupi in chiave antimafia, nonché nipote acquisito della signora Felicia. Peppino Impastato diventa così Tutuni, la versione siciliana di Dudone, un valoroso combattente dell’epoca di Ariosto. Il saggio è accompagnato dalla prefazione di Luisa Impastato, figlia del fratello di Peppino e animatrice della Casa della memoria intitolata alla nonna e allo zio. Luisa è felice che «sia proprio la nonna a raccontarsi dopo aver speso la sua vita a raccontare quella del figlio: pur convivendo con il suo lutto mai celato, in queste pagine sembra quasi alleggerirsi dal macigno che si è portata per anni sul petto».

Il resto sulla rivista.

di Pietro Scaglione

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