La chiesa ospedale da campo

A Barcellona, la parrocchia di Sant’Anna ha aperto le porte a poveri e senzatetto, offrendo loro alloggio, cibo, assistenza medica. Un progetto importante, che deve continuare.

Nel viavai incessante dei turisti di tutto il mondo che affollano il Barrio gotico, cuore di Barcellona, vicino alla famosa piazza Catalogna, la parrocchia di Sant’Anna compare discreta tra i bar e i negozi della strada che porta il suo nome. L’antica chiesa e monastero impreziosita dallo splendido chiostro romanico-gotico e dalla sala capitolare è uno dei gioielli della città vecchia. Dal 2019 nel cortile antistante sorge una scultura, Jesus homeless, Gesù senza tetto, opera dell’artista canadese Timothy Schmalz. Un richiamo, per residenti e turisti, alla vocazione che caratterizza questa parrocchia del centro storico.
Dal 2017 la struttura è diventata un Hospital de campanya, un ospedale da campo, sulla scia dell’appello lanciato da papa Francesco: «La chiesa è come un ospedale da campo che accoglie i feriti». Così la parrocchia ha aperto le sue porte per accogliere senzatetto, persone sole, vulnerabili, emarginate. A tutti loro ha offerto da mangiare e da bere, aiuto, sostegno e un luogo in cui dormire, all’interno della chiesa, nella cappella della Vergine della pietà. 
Il progetto è stato promosso dal parroco don Peio Sánchez, teologo, docente, pedagogista, insieme con don Xavier Morlans i Molina, vicario parrocchiale, anche lui teologo e docente, consultore del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione, e con Victoria Molins, religiosa della Compagnia di Santa Teresa di Gesù, educatrice di strada, giornalista e scrittrice. Il capoluogo della Catalogna vive di turismo: ogni anno, almeno fino allo scoppio della pandemia, accoglieva ogni anno milioni di visitatori. Ma, accanto alla città del commercio e della movida, esiste una città parallela e nascosta: quella dei senzatetto che, di notte, popolano le strade buie e i vicoli labirintici del quartiere. Nel periodo antecedente l’emergenza sanitaria gli homeless erano circa 1.100, dei quali 500 solo nel centro. Prima del covid, spiegava don Xavier, «tra loro sono aumentati i giovani, la maggior parte uomini, sotto i quarant’anni, tantissimi stranieri. Di questi, una buona parte minori non accompagnati. Le donne sono molte di meno, non perché il problema non ci sia, ma perché la maggior parte di loro finisce nell’ambito della prostituzione». Alle persone che dormono per le strade si aggiungono quelle che vengono accolte in strutture pubbliche e private e quelle che si rifugiano in appartamenti occupati, alloggi informali, auto abbandonate. Il fenomeno dei senzatetto è correlato ad altri problemi, a partire dall’insicurezza delle strade. E con la pandemia la situazione non è cambiata molto.

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di Giulia Cerqueti

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