I re delle colonne sonore
I Mokadelic lavorano a fianco dei più importanti registi, componendo brani musicali per cinema, teatro, tv. Ma producono anche album tutti loro, come Apocalysm, l’ultimo lavoro.
Siamo vicini alle nozze d’argento», dicono sorridendo Alberto Broccatelli, Alessio Mecozzi e Cristian Marras, tre dei cinque componenti della band romana Mokadelic, con Maurizio Mazzenga e Luca Novelli. Di formazione post-rock, nel corso degli anni il gruppo è stato molto attivo nella composizione di colonne sonore per il mondo dello spettacolo, dal cinema alle serie tv, passando per le produzioni teatrali. Tra i loro lavori più famosi, rientrano quelli per la serie Gomorra di Stefano Sollima e per il film Sulla mia pelle di Alessio Cremonini, con il quale sono stati tra i candidati al David di Donatello 2019, nella sezione migliore musicista.
Come nascono i Mokadelic?
Mecozzi: «I Mokadelic nascono tanti anni fa. Il nome attuale risale al 2008, con la nostra prima colonna sonora importante, quella del film Come Dio comanda di Gabriele Salvatores. Noi suonavamo insieme dal 2000, come Moka. Il nome è stato cambiato per varie ragioni, una anche pratica: se cerchi “moka” su internet esce di tutto, e poi ci volevamo dare una connotazione più psichedelica. Le cose si sono naturalmente evolute, ci siamo staccati anche un po’ dai generi che cominciavano a starci stretti. Abbiamo sentito il bisogno di espanderci, introducendo nuovi strumenti e sperimentando nuovi linguaggi».
Cosa caratterizza la scrittura di una musica per un film o per una serie tv? Nasce prima la musica o l’idea da comunicare?
Marras: «Ci facciamo sempre impressionare dalle storie che dobbiamo tradurre in musica, che si tratti di un film, di una serie tv o di uno spettacolo teatrale. Quando siamo coinvolti nei progetti fin dall’origine, iniziamo dalla lettura del testo, cercando di trovare elementi che abbiano per noi una risonanza emotiva. Diverso è quando ci capita di entrare a fare parte di un lavoro già iniziato: in questo caso cominciamo a lavorare con un approccio più induttivo che deduttivo».
Nei Mokadelic siete in cinque, ognuno con le proprie esperienze. Come si tengono insieme idee diverse?
Mecozzi: «Non è stato sempre facile, in 23 anni ci sono state tante occasioni di confronto. Come accade in ogni gruppo, non solo musicale ma di persone, si passa attraverso varie fasi. C’è quella della creazione, della divergenza, dello scontro, ma anche quella della negoziazione, durante la quale si trova un equilibrio. Tutte fasi che nel tempo abbiamo imparato a capire e a gestire meglio. Ognuno ha sempre dato il proprio contributo al gruppo, per quanto possibile».
Il seguito sulla rivista.
di Daniele Valentino