Il terzo tempo

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Il 23 luglio si celebra la Giornata mondiale dei nonni istituita da papa Francesco. Un’occasione per ribadire che gli anziani, con la loro esperienza, sono risorse preziose per la famiglia e la società.

Il terzo periodo della vita, forse il più temuto, forse il più fruttuoso. Alcune volte le energie vengono meno, l’organismo perde vigore, la mente sfuma verso altri mondi, i ricordi si confondono. Altre volte, invece, la consapevolezza del tempo passato e di quello futuro, la malinconia diventano lancinanti e taglienti, come un pugnale.
Il 23 luglio si celebra la Giornata mondiale dei nonni istituita da papa Francesco. Un’occasione per ribadire che gli anziani, con la loro esperienza, sono risorse preziose. La cui salute, fisica, mentale, sociale, va preservata con amore e dedizione.
Buone abitudini
Il geriatra Renzo Rozzini, primario alla Poliambulanza di Brescia, parla del «rapporto che si instaura tra età, invecchiamento e fragilità. Le condizioni che influenzano i mutamenti organici sono predisposizione genetica (30 per cento), circostanze sociali (15 per cento), esposizione ambientale (5 per cento), sistema sanitario (10 per cento), comportamenti (40 per cento). Questi ultimi sono sotto il nostro controllo e con un costante impegno, che deve cominciare già in giovane età, è possibile adottare abitudini salutari, a tutto vantaggio della nostra salute: evitare il fumo, svolgere attività fisica almeno due o tre volte alla settimana, adottare un’alimentazione equilibrata, basata su cereali integrali, legumi, verdura, frutta». Occorre fare qualche rinuncia, senza cadere in regimi proibitivi, dai quali metteva in guardia anche il medico-cantautore Enzo Jannacci parlando di «quelli che… vivono da malati per morire sani».
Un nemico di questi mesi, che può contribuire a peggiorare le condizioni di salute degli anziani, sono le alte temperature. «Negli ultimi anni la diffusione nelle case di climatizzatori per il raffreddamento dell’ambiente ha migliorato la situazione e un enorme passo avanti è stato compiuto anche grazie a una rete di informazione e assistenza diffusa sul territorio», sostiene Rozzini.
Tuttavia, è bene difendersi dal caldo seguendo scrupolosamente i consigli del ministero della Salute (vedi box in fondo alla pagina).
Certo la salute fisica può essere influenzata anche da altri fattori, che si manifestano più di frequente negli anziani, soprattutto quelli ai margini. Per esempio, lo scarso livello di scolarizzazione, l’incapacità di leggere un testo e di comprenderlo, la difficoltà di esprimersi correttamente in italiano per spiegare al medico i propri sintomi possono costituire svantaggi non trascurabili. Anche la scarsa disponibilità economica determina, spesso, un minore accesso alle cure, con visite mediche ridotte e acquisto di farmaci limitato all’essenziale.
La consapevolezza della nostra finitudine
Quando si parla di vecchiaia, si tende a non pronunciare mai il termine «morte», come se l’obiettivo fosse quello di ostracizzare il concetto dai nostri discorsi, illudendoci e illudendo gli altri che il tempo a disposizione sia infinito. «È mancato all’affetto dei suoi cari…» oppure «è volato in cielo…» o ancora «abbiamo perso…» sono tutte frasi per sfuggire l’incontro con la morte.
Ma siamo sicuri che il “velo” che ci separa da questa consapevolezza faccia bene? Una società che non concepisce la morte rischia di non apprezzare la vita. Il mondo classico è pervaso di metafore, il carpe diem, che abbiamo spesso inteso come un banale invito alla superficialità, è nato come inno alla vita, come capacità di arrestare il kairòs, ovvero il momento opportuno, in cui qualcosa di speciale accade e, quando accade, diventa “nostro” per sempre.
L’esperienza in ospedale, nei reparti, tra le corsie ricorda ogni giorno quanto le persone abbiano necessità di confrontarsi con la propria morte e con la morte degli altri, di dare il giusto addio, di essere accompagnati.
Cesare Pavese, con la durezza che contraddistingue alcuni suoi versi, scriveva: «Si nasce e si muore da soli». Forse. Ma le parole possono essere pietre e coltelli oppure fiori e carezze, mentre la vicinanza e l’amicizia rinnovano il valore della vita. Investire in strutture dedicate e in una rete sociale che permettano un’assistenza familiare sarà una delle sfide del prossimo futuro.

Il seguito sulla rivista.

di Aurora Ghiroldi

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