Riad, arte a cielo aperto
La capitale saudita è stata protagonista di grandi trasformazioni architettoniche. E ora, attraverso festival, mostre, installazioni, è diventata il simbolo di una rinascita culturale. Che ne fa una splendida galleria senza pareti.
Uscendo dall’aeroporto di Riad, la prima cosa che si nota è la cupola di una grande moschea. È la bellissima Moschea Reale progettata dall’architetto britannico Brian Clarke. Un biglietto da visita comprensibile nel Paese culla dell’Islam, che ospita le due città sante musulmane Medina e La Mecca.
Ma, dirigendosi verso il centro della capitale saudita, questo primo impatto con la tradizione religiosa del Paese lascia il posto alla meraviglia per le grandi trasformazioni architettoniche della metropoli (sette milioni di abitanti). Ci si imbatte in grattacieli avveniristici, palazzi coperti da grandi vetrate, torri svettanti ben oltre l’altezza dei minareti delle moschee. Svettano anche le gru dei numerosi cantieri aperti in città. Su molti dei pannelli che li coprono spiccano tre parole scritte in inglese: Arts, culture, heritage, cioè: Arti, cultura, patrimonio.
Sono le risorse sulle quali sta investendo l’Arabia Saudita. Il segno di una rapida trasformazione che nel giro di qualche anno farà della capitale un centro culturale di importanza mondiale.
Questi massicci investimenti nel settore della cultura rientrano, infatti, nella strategia nazionale di diversificazione economica Saudi Vision 2030. Questo piano di sviluppo socio-economico, approvato dal Consiglio dei ministri del regno il 25 aprile 2016, vuole valorizzare le risorse di un Paese che per decenni ha fondato la sua ricchezza e il suo benessere quasi esclusivamente sui giacimenti di petrolio. Nel gennaio del 2021 è stato istituito un fondo di 50 milioni di dollari per lo sviluppo culturale in 16 ambiti, tra i quali musica, biblioteche, cinema, arti visive, architettura, design e arte culinaria.
Da una parte si valorizza il patrimonio culturale già esistente, dall’altra si vuole rendere l’Arabia Saudita un Paese attraente per chi vuole investire nella cultura. La valorizzazione del patrimonio è evidente nei grandi progetti che riguardano Al Ula (un’antica città nella regione di Medina, posta sulla via dell’incenso, oggi patrimonio dell’Unesco) e il quartiere di Ad Diriyah, alla periferia della capitale, rinomato per gli edifici tradizionali in mattoni di fango. Come disse nel 2019 Abdullah Al-Zahrani, direttore generale del Museo nazionale di Riad, in occasione della mostra Roads of Arabia a Roma, «non veniamo dal deserto e dalle tende, noi veniamo da un’antica civiltà». Sempre nel 2019 erano attive nel regno wahabita ben 44 missioni archeologiche, fra le quali anche una italiana.
Il seguito sulla rivista.
di Roberto Zichittella