Inadatti sì, ma sereni

In tante cose dimostriamo ai figli la nostra ignoranza e inabilità. Il punto è accettare la vulnerabilità con tranquillità.

I cambiamenti, personali o collettivi, che viviamo giorno dopo giorno, le piccole e grandi trasformazioni, gli scivolamenti esistenziali, le mutazioni del tempo e del corpo. Quando arrivano ci sorprendono, ci creano crisi o stati d’ansia. Ma come, solo fino a pochi giorni fa…? E invece era così già da un po’ di tempo, solo non ce ne eravamo accorti. Distratti o testardi. Ma il risultato è lo stesso: il ripensamento forzato di come siamo. L’ho vissuto qualche settimana fa. Per un incidente banale, ma che mi ha costretto a rivedere alcune cose. Di ritorno con il figlio grande da casa di un amico, dove eravamo rimasti piacevolmente a cena fino a notte inoltrata, scopriamo la ruota bucata. Subito ci si mette al lavoro. È la prima volta con l’auto nuova. Mano agli strumenti: pneumatico di scorta, cric, chiave a croce, adattatore per i dadi di fissaggio delle ruote. E telefonino a mo’ di torcia per illuminare la strada semibuia di periferia. Niente, non siamo riusciti a portare a termine l’operazione, per un banale inconveniente non valutato. La soluzione è stata quella di contattare un supporto convenzionato con l’assicurazione, andando a letto quasi all’alba. Mi sembrava quasi di dover chiedere scusa al giovane che si era affaticato in modo encomiabile, capendo che il padre poteva al massimo piegarsi bene per illuminare. Conclusione meditata per giorni (ecco la trasformazione che di certo era già in corso e in quel frangente si è resa visibile in modo plastico): ma come, io che per anni sono stato per lui un punto di riferimento, un porto sicuro, una certezza (non in tutto, certo, ma almeno per cambiare una gomma sì) ora sono arrivato al punto da non riuscire nemmeno a indicare come si fa? Non era questione di forza fisica, ma proprio di -chiamiamola così – ignoranza, inabilità. E ci sta: in quante altre cose della vita moderna dimostriamo la nostra inadeguatezza ai figli…Il punto è riuscire a elaborare con tranquillità questa piccola, grande presa di coscienza: si è vulnerabili e, anche quando si ha l’impressione di essere perdenti, inadatti, si deve restare sereni lo stesso. Bisogna essere in grado di stimarsi e di valutare positivamente le cose che, invece, si fanno bene ogni giorno. Perché un incidente, alla fine dei conti, non deve maturare un senso di sconfitta. Ne abbiamo parlato nei giorni successivi e mio figlio ha apprezzato. Spero che in futuro questo ricordo gli possa servire.

di Vittorio Sammarco

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