Dante anima pop

Nell’anno che celebra i sette secoli dalla sua morte, il Sommo poeta diventa protagonista di videogiochi, fumetti, spot. Uno straordinario successo, che ne decreta l’immortalità ben oltre i confini della letteratura.

Monete da due euro, videogiochi, fumetti, scene da varietà e persino lo spot di una marca di carta igienica. Sette secoli dopo la sua morte, Dante Alighieri abita o ha da poco abitato, oltre alla storia della lingua e della letteratura italiana, anche tutto questo. Se non è l’eternità poco ci manca, anche se forse non è il genere di gloria imperitura che sognava quando studiava l’ars dictandi alla scuola di Brunetto Latini. Neppure sappiamo se Dante avesse davvero di profilo il notevole naso che i ritrattisti gli hanno attribuito, né se vestisse abitualmente una cuffia bianca coperta da un cappuccio rosso. Su una cosa, però, si può scommettere: se avesse saputo come sarebbe andata a finire avrebbe infilato all’inferno il pubblicitario di cui sopra. Non per la lesa maestà d’avergli fatto scrivere la Commedia sull’utile ma poco pregiato rotolo – uno che ha spedito i Papi del proprio tempo nelle bolge gambe all’aria poteva ben capire e perdonare l’irriverenza –, ma per lo strafalcione di avergli fatto concludere il suo capolavoro non solo molto prima del previsto, nel 1308, ma a Firenze, nella casa che l’esilio lo aveva costretto a lasciare per sempre nel 1302, una ferita mai rimarginata.

Il resto sulla rivista.

di Elisa Chiari

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