Sua maestà, l’autunno

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Tante le sagre popolari che, covid permettendo, animeranno i paesi della nostra penisola. Vera gioia per il palato e per gli occhi, sono il trionfo delle prelibatezze della terra e del bosco.

Forse quest’anno, per via del coronavirus, sarà un po’ diverso. Forse. Perché le sagre del mese di ottobre, che in Italia sono sempre molto affollate, rischiano di essere penalizzate. Ma non è detto. Per due motivi. Il primo è che le sagre popolari dell’autunno appartengono alla storia più antica dei nostri borghi e campagne, così legate ai prodotti della terra e del bosco. Il secondo è che questi eventi sono un motivo per stare insieme (e si può stare moderatamente insieme usando la mascherina), per fare e sentirsi comunità, per sorridere e prepararsi alla lunga stagione del “grande inverno”. Ma sono, queste sagre, anche il punto di arrivo delle prelibatezze italiane, del gusto e dell’olfatto che nel corso dei secoli si sono arricchiti di nuovi sentori e aromi, e di nuovi assaggi. Una gioia per il palato e per gli occhi. Guardare e assaggiare sono i due verbi principi dell’autunno che ci piace. In tutti i sensi. Guardare i colori del foliage, con i boschi che si tingono di rosso, arancione, accennate tinte di viola. Guardare le castagne che cadono a terra e saperle raccoglierle senza farsi male. Guardare la caccia con i cani al tartufo pregiato, nero o bianco, e sapere dove trovare i funghi porcini.

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Gianni Di santo

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