Il papà di Pinocchio

Foto: Alessandro Ravasio

A centotrent’anni dalla morte di Carlo Collodi, la storia del celebre burattino di legno resta un capolavoro letto e rappresentato in tutto il mondo.

«C’era una volta… “Un re!” diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo di catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e riscaldare le stanze». A chi di noi non è mai stato letto, da nonne, nonni, papà, mamme, zie o zii premurosi, questo incipit famosissimo? O ancora, chi non lo ha mai sentito in televisione o al cinema, scorto tra le pagine di un libro? E subito la fantasia si accende, nel seguire le avventure dell’oggetto più umile che ci sia, quel «pezzo di legno», che via via si anima e ne combina di tutti i colori. È l’immortale storia di Pinocchio, una delle più narrate al mondo, celebre e affascinante ancora oggi, quando si contano ben centotrent’anni dalla morte del suo ideatore e quasi centoquaranta dalla sua pubblicazione. L’origine modesta del burattino richiama quella del suo autore, Carlo Lorenzini (Collodi è il paese originario della madre, che diventerà poi il suo nome d’arte), che nasce nel 1826, primogenito di dieci figli, di cui ne sopravvivono solo quattro. I genitori, entrambi al servizio dei marchesi Ginori di Firenze, per farlo studiare lo avviano agli studi ecclesiastici.

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Marta Perrini

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