Allarme hikikomori

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Anche in Italia i ragazzi che si isolano nella loro cameretta sono in aumento. Una spia del disagio di una generazione, a cui genitori e insegnanti sono chiamati a dare risposte.

Italia si contano tra i 100 mila e i 200 mila hikikomori, termine giapponese che significa «stare in disparte», con il quale ci si riferisce a giovani che decidono volontariamente di isolarsi dal mondo, ritirandosi nella propria stanza per mesi, anni, a volte perfino decenni. Ma qual è il loro identikit? E quali sono le cause e i rischi di questo comportamento estremo?
Si tratta prevalentemente di adolescenti, che si allontanano dalla vita sociale e si chiudono in casa, evitando ogni contatto con l’esterno. Un ritiro spesso accompagnato da un abuso di internet e dei videogiochi, che diventano gli unici mezzi di interazione con la realtà. Ma il tutto non va derubricato a una semplice dipendenza tecnologica, visto che l’isolamento è il sintomo di un disagio profondo.
Il fenomeno ha origine in Giappone, dove si stima che oltre un milione di giovani siano hikikomori. Negli ultimi anni, però, si è diffuso anche in altre nazioni, inclusa l’Italia. Sebbene i numeri italiani siano inferiori rispetto a quelli registrati nel Paese del Sol Levante, il problema sta aumentando, tanto da indurre il ministero della Salute a istituire una apposita commissione di studio.

Il seguito sulla rivista.

di Cristina Colli

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