La maternità cool e la paternità dimenticata

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Quando si ascoltano certe affermazioni e quando si legge che intorno a esse nasce un dibattito, tocca fermarsi un attimo per provare a maturare un pensiero. Con trasparenza e sincerità.
Così è stato alcune settimane fa a proposito delle parole della senatrice di Fratelli d’Italia Lavinia Mennuni, che ha ricordato quelle pronunciate dalla madre e che ora lei stessa rivolge, come ammonimento, alle proprie figlie. Si tratterebbe, secondo l’onorevole, di fare in modo che «la maternità torni a diventare cool». Presa sul serio (al di là della parola inglese, che vuol dire figo, ganzo, di moda), l’espressione mi ha fatto pensare un bel po’. Non avrà mica ragione? E se fossi prevenuto?
Ma a parte che di moda – almeno penso – la maternità non lo è mai stata; a parte che le mode vanno e vengono e, a volte, passano senza più ritornare; a parte che parlando di moda o mode si finisce per non tenere conto delle fatiche e delle rinunce che il ruolo di madre comporta; a parte che, affinché la maternità diventi di moda, occorre una società che ne condivida i valori di riferimento e li metta in risalto, li tessa e non li dia per scontati; a parte che un modello si genera, sempre, da una scelta condivisa e diffusa; a parte, per dire l’ultima, che i termini inglesi possono essere tradotti e diventare concetti italianissimi e che le parole italiane andrebbero usate per non lasciarle cadere in disuso (ma non stavamo diventando quelli dell’orgoglioso made in Italy?); ecco, a parte tutto ciò, mi rimane un dubbio: ma la paternità? Non sarà stata un po’ dimenticata? Non sarà, per caso – lo dico così, di passaggio – anche utile, almeno un po’, per parlare di maternità?

Il seguito sulla rivista.

di Vittorio Sammarco

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