Il regno di Dio è nelle nostre mani

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Per salvarci e portare la pace, Dio ha bisogno di noi. Da solo non può farlo. Maria e Giuseppe, con il loro sì senza condizioni, lo avevano capito.

Fu indetto un censimento. Una sorta di conta per stabilire discendenze, appartenenze, provenienze. Giuseppe e Maria si incamminarono per partecipare. Da Nazareth a Betlemme. Incinta e al termine della gravidanza, Maria avrebbe potuto restare a casa. L’obbligo di partecipare era solo di Giuseppe. Ma lei scelse di andare. È difficile pensare che il suo sposo glielo avesse imposto o che lei non riuscisse a staccarsi da lui. Forse avvertiva che il figlio di Jahvè in grembo e quell’uomo disposto a fare da padre a un figlio non suo dovevano stare vicini, in nome di quell’attaccamento che, alla nascita, anche ai padri è bene non negare. Voleva vivere con Giuseppe quella gravidanza che non avevano scelto di avere insieme. Ma che insieme dovevano portare nella Storia. Le doglie, la ricerca di un posto in cui partorire, il via vai di gente che accorreva ad adorare quel Bambino. Poi i Magi venuti da lontano. Erode che decide di ordinare una strage per salvare il suo trono. La fuga in Egitto. In tutto ciò, è molto probabile che Giuseppe non fosse riuscito ad andare da quello che doveva essere un antico ufficio anagrafe per rilasciare dati e generalità sue, di Maria e del Bambinello. La stanchezza del viaggio, le incombenze del capo famiglia, che dovette pure farsi carico di dirigere il traffico dei pastori con gregge al seguito.
Poi il silenzio per trenta lunghi anni, fatta eccezione per il momento in cui, portato al tempio, Gesù si mise a spiegare la legge ai dottori della legge.

Il seguito sulla rivista.

di Elvira Zaccagnino

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