Il «Giudizio» di Signorelli

A cinquecento anni dalla morte, un ricordo del pittore di Cortona che, con l’invenzione artistica del nudo, fu precursore del Michelangelo della Cappella Sistina.

Michelangelo, prima di iniziare a dipingere la Cappella Sistina, decise di vedere il Duomo di Orvieto. Qui, nel 1502, in soli tre anni, Luca Signorelli, pseudonimo di Luca d’Egidio di Ventura, un noto pittore di Cortona (Arezzo), aveva realizzato enormi affreschi sulle pareti della cappella di San Brizio. Si trattava della prima rappresentazione della Divina Commedia. Buonarroti si trovò di fronte a centinaia di corpi nudi. Nessuno aveva mai osato rappresentarli fino ad allora. Un viaggio di grande maestria nelle storie del Giudizio universale e dell’Anticristo, che trasformavano la cappella gotica in uno sconvolgente spazio rinascimentale.
Il Divin Artista osservò a lungo le scene della Resurrezione della carne nelle quali emergeva prepotente la genialità del Signorelli: le giovani figure dipinte nel pieno vigore fisico, l’Antinferno con Caronte che traghetta i dannati, la chiamata degli eletti guidati dagli angeli in Paradiso. Solo 33 anni dopo, nel 1535, Michelangelo inizia ad affrescare il suo famoso Giudizio universale nella Cappella Sistina ispirandosi chiaramente anche all’artista toscano. Il quale, anni prima, a soli trent’anni, era stato chiamato dal Perugino come suo aiuto proprio per alcuni degli affreschi della Sistina. Uno dei suoi lavori più noti, nelle volte vaticane, è il Testamento e morte di Mosè.
Quest’anno, con tantissime mostre internazionali (trenta quelle in Italia), convegni, volumi di studio, visite didattiche guidate, si rende omaggio a questo straordinario pittore rinascimentale a 500 anni dalla morte, avvenuta nel 1523. La rassegna più completa, con trenta opere provenienti da tutto il mondo, è proprio nella sua città, Cortona, al Museo dell’Accademia etrusca. Sarà visitabile fino al prossimo 8 ottobre. La mostra Signorelli 500. Pittore di luce e poesia si concentra sulla produzione artistica espressa in decine di chiese in Toscana, Umbria, Marche, Roma e nei famosi affreschi per il tempio di Loreto.

Il seguito sulla rivista.

di Tina Lepri

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