Chi dorme non piglia pesci
Dormire sette-otto ore per notte è fondamentale per stare bene. Se in inverno, sopraffatti dagli impegni, non siamo riusciti a tenere fede
a questo proposito, cerchiamo di concederci, almeno durante le vacanze, delle belle dormite. Anche in spiaggia, su un’amaca, su un prato.
I l vecchio proverbio «chi dorme non piglia pesci» trae ispirazione dall’attività del pescatore che, per non lasciare scappare i pesci, deve sempre stare all’erta e tirare la canna al momento giusto. Una versione simile dell’adagio è presente anche nei Paesi anglosassoni, dove si dice: «The early bird catches the worm» («L’uccellino mattutino cattura il verme»).
Abbiamo sentito ripetere talmente tante volte, fin da bambini, questo detto che può assalirci il senso di colpa quando ci concediamo lunghe dormite, anche durante le meritate vacanze estive. Non si nega che darsi da fare e stare attivi siano fondamentali per raggiungere i propri obiettivi, ma è pur vero che riposarsi è altrettanto fondamentale. Anzi, si potrebbe dire addirittura che «chi (non) dorme non piglia pesci».
Sono tantissimi, infatti, gli studi che dimostrano che abbandonarsi tra le braccia di Morfeo è essenziale per mantenersi in buona salute e aumentare il rendimento a scuola o in ufficio, dando una marcia in più a motivazione e produttività.
Il motivo per cui è necessario trascorrere un terzo della vita dormendo ha disorientato a lungo gli scienziati. Nel 1978, in mancanza di una risposta valida, il ricercatore Allan Rechtschaffen osservò: «Se il sonno non svolgesse una funzione assolutamente vitale, allora sarebbe il più grande errore che il processo evolutivo abbia mai commesso».
Ora, però, il ruolo del sonno è stato meglio identificato. Dormire è anzitutto indispensabile per rigenerare le cellule, in particolare quelle del sistema nervoso. È proprio il lobo frontale del cervello, l’area che ci permette di ragionare, pianificare, prendere decisioni, quella che ha più bisogno di dormire per lavorare meglio. Anche gli animali lo sanno. I delfini per respirare devono uscire spesso dall’acqua. E quindi la natura li ha abituati a dormire con mezzo cervello alla volta. Così possono riposare, ma anche continuare a svolgere le azioni necessarie alla propria sopravvivenza.
Una bella dormita serve pure a spazzare via tutta l’immondizia chimica che si accumula tra le pareti del cranio. Lo spiega bene Michela Matteoli, direttrice dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e coordinatrice del Neuro Center dell’ospedale Humanitas di Milano, che di recente ha scritto il libro Il talento del cervello (Sonzogno). «Nel cervello le reazioni biochimiche all’interno delle cellule sono continue, il livello del metabolismo è alto», scrive nel volume, circa 150 pagine con un taglio divulgativo. «Ma questa attività ininterrotta fa sì che si generi materiale di rifiuto, che dev’essere eliminato. È un po’ come quando cuciniamo: gli ingredienti vanno in pentola e le bucce e le confezioni finiscono nella pattumiera, che poi bisogna smaltire. Se ammassassimo un bidone sull’altro, la casa sarebbe invasa dalla sporcizia. Lo stesso avviene tra le pareti craniche. Disfarsi degli scarti non solo garantisce l’efficienza cognitiva, ma previene le demenze. A partire dal 2013, varie ricerche hanno mostrato che durante la notte, a occhi chiusi, vengono rimosse dal cervello soprattutto proteine e scorie».
Dormire accresce anche la capacità di reazione (pensate a quando si guida dopo una notte insonne) e di problem solving, oltre a sviluppare e rafforzare la concentrazione e l’attenzione. Da qui la decisione di alcune aziende di dare spazio alla pennichella pomeridiana. La Nike, nel suo stabilimento di Portland, in Oregon, ha messo, per esempio, a disposizione dei suoi dipendenti delle stanze per la siesta. Google, nella sede californiana, ha allestito spazi per il riposo.
Il seguito sulla rivista.
di Cristina Colli