Vittore Carpaccio, il narratore di Venezia

È la prima grande mostra tutta dedicata a lui: Vittore Carpaccio. Dipinti e disegni al Palazzo Ducale di Venezia, fino al 18 giugno, in collaborazione con la National Gallery of Art di Washington. L’artista (1465-1525) è uno dei più originali pittori veneziani del Rinascimento. Per secoli sottovalutato e dimenticato, è sempre stato molto legato alla sua città natale che conserva, nelle monumentali basiliche, le sue straordinarie invenzioni pittoriche, i celebri teleri, cioè grandi tele che sostituivano i fragili affreschi in tante chiese di Venezia. La qualità e la bellezza dei suoi dipinti furono riscoperte solo nel Novecento e da allora Carpaccio è considerato tra i maggiori artisti della sua epoca. Nei “cicli”, spesso opere di grandi dimensioni, ha raccontato soprattutto le vite dei santi. Il “ciclo” più noto, realizzato tra il 1490 e il 1495, è quello che rappresenta in nove teleri le Storie di Sant’Orsola. L’opera narra la vicenda di Orsola, che accettò di sposare il figlio di un re pagano con la promessa della sua conversione alla fede, ma, durante il viaggio per raggiungere lo sposo, lei e le undicimila vergini che la accompagnavano furono martirizzate da Attila, re degli Unni. È una composizione straordinaria: i protagonisti sono sul palcoscenico di un teatro, legati da elementi colorati in movimento, tra morbide luci, tra scorci magnifici della laguna e terre immaginate ricche di animali esotici e personaggi in sfarzosi costumi. Le Confraternite di Venezia cercavano ormai di garantirsi le opere dell’artista, che a vent’anni aveva iniziato a usare la tecnica dei pittori nordici: la pittura a olio.

Il seguito sulla rivista.

di Tina Lepri

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