I segreti di Tutankhamon

Cento anni fa l’archeologo inglese Howard Carter scoprì la tomba del faraone, diventata il simbolo più famoso dell’antico Egitto.

È il momento decisivo, che cambierà la sua vita, ma lui non lo sa. Sente solo che gli tremano le mani mentre apre una piccola breccia nella prima porta di pietra, chiusa e nascosta da millenni: era il 29 novembre del 1922 nella Valle dei re, in Egitto, dove erano stati sepolti 27 faraoni.
«Non riuscivo a vedere nulla, ma all’improvviso, mentre i miei occhi si abituavano alla fioca luce, dall’interno della stanza emergevano strani animali, statue e oro: ovunque un luccichio abbagliante… Non riuscivo a parlare, ero ammaliato e rapito». Sulle prime l’archeologo inglese Howard Carter pensò a un’allucinazione. Aveva già scoperto, poco lontano, il cimitero delle regine d’Egitto della XVIII dinastia, risalenti al 1.300 a.C., e ancora non sapeva se quella davanti a lui fosse una delle tante sepolture già violate dai ladri nel corso dei secoli. Ci vollero settimane prima di varcare quella porta millenaria, sorvegliata dalle statue in pietra di due sentinelle. Soltanto mesi dopo, il 16 febbraio 1923, l’archeologo aprì anche l’ultima porta sigillata, che conduceva alla camera funeraria, e vide il ritrovamento più importante e prezioso. Quella scoperta, avvenuta un secolo fa, cambiò la storia dell’archeologia egiziana: il favoloso corredo e, nella stanza più interna, quattro preziosi sarcofagi incastrati uno dentro l’altro. Il faraone Tutankhamon, figlio della regina Nefertiti, morto a vent’anni 3.345 anni fa, riposava nel più interno: un incredibile tesoro intatto in oro massiccio di 110 chili, una pesante maschera funeraria in oro e lapislazzuli, diventata il simbolo più famoso dell’antico Egitto.
Anche le pareti delle quattro stanze della tomba erano ricoperte da stupende pitture: quella del giovane re è la sola tomba regale nella storia egiziana a mostrare la scena di un funerale, unica rappresentazione di un vero rituale.

Il seguito sulla rivista.

di Tina Lepri

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