La forza dell’amicizia

Luc e Jean-Pierre Dardenne raccontano la storia di Tori e Lokita, bambini migranti che si aiutano l’un l’altro nei momenti difficili. Un inno alla solidarietà e anche la denuncia di ogni moderna schiavitù.

Lui chiede: «C’erano alberi nel giardino dell’orfanotrofio dove vivevamo?». Lei risponde: «Non mi ricordo». E lui: «Bene, perché è una domanda a trabocchetto: non c’erano alberi e neppure un giardino».
La sequenza iniziale del film ricorda una scena di Green Card interpretata da Gérard Depardieu e Andie McDowell. Ma Tori e Lokita di Luc e Jean-Pierre Dardenne, dal 24 novembre nelle sale, non è una commedia romantica e i protagonisti non sono bianchi alla ricerca dei documenti per affermarsi nel sogno americano. Tori (l’esordiente Pablo Schils) è un dodicenne sveglio e intelligente, costretto a fuggire dal Benin perché creduto figlio di una strega. Lokita (Joely Mbundu) è nera come lui e ha sedici anni: un’adolescente cresciuta troppo in fretta che madre e fratelli hanno sloggiato di casa, in Camerun, perché in Europa procacci soldi per la famiglia.
I due sono diventati fratelli di fatto dopo la peregrinazione attraverso l’Africa e il periglioso sbarco clandestino in Sicilia, esperienze drammatiche che li hanno uniti col collante della paura e di un reciproco sentimento di solidarietà. Non potendo dimostrare di essere fratelli, sperano di ottenere i documenti da rifugiati in Belgio. Li attende, però, l’interrogatorio del funzionario del ministero. Tori la spunta, mentre Lokita non ottiene il riconoscimento. Non demordono e Lokita, che sogna di diventare domestica o badante, accetta la losca proposta di un ristoratore spacciatore, che la confina per mesi in un capannone abbandonato perché sorvegli la sua piantagione di cannabis, promettendole soldi e documenti falsi. Naturalmente, non andrà così. La ragazza, prigioniera, sfruttata, abusata, sta per cedere all’umiliazione, quando viene raggiunta da Tori che, per salvare la “sorella”, s’inventa un traffico di droga. Innescando, però, una spirale infernale, tra poliziotti e trafficanti che vogliono essere pagati.

Il seguito sulla rivista.

di Maurizio Turrioni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *