La solidarietà nel carrello

In Italia lo spettro del piatto vuoto si fa reale per migliaia di persone. Per questo il Banco alimentare invita tutti a partecipare, il 26 novembre, alla raccolta di cibo nei supermercati, che verrà poi distribuito ai più bisognosi.

Rincaro del pane del 13,5 per cento. Inflazione salita dell’8,4 per cento in un anno. Aumento vertiginoso delle bollette. Così il numero di poveri assoluti registrato dall’Istat ammonta a 5,6 milioni, che raggiungono quota 8 milioni e 800 mila considerando anche chi è in povertà relativa, cioè chi, pur percependo un reddito, non riesce a sbarcare il lunario.
A toccare con mano le difficoltà di tante persone è la Fondazione Banco alimentare, un’organizzazione che aiuta chi non riesce a mettere insieme il pranzo e la cena. Nata sull’esempio del Banco dos alimentos di Barcellona, viene ufficializzata il 30 marzo 1989 in seguito all’incontro tra i due fondatori: monsignor Luigi Giussani, fondatore di Comunione e liberazione, e il cavalier Danilo Fossati, industriale e “papà” del dado Star.
Oggi la Fondazione è nota soprattutto per la Colletta alimentare, l’iniziativa che, da 25 anni, permette di raccogliere, grazie alla disponibilità di 140 mila volontari in 11 mila supermercati e alla generosità di chi dona, prodotti alimentari da redistribuire ai bisognosi. Dal 1997 al 2021, grazie a questo evento, sono state raccolte 180 mila tonnellate di alimenti. Soprattutto olio, tonno, carne in scatola, zucchero, ceci, fagioli. La prossima edizione si svolgerà in tutta Italia il 26 novembre. Già lo scorso anno, le richieste di aiuto sono aumentate e l’organizzazione ha registrato un incremento di oltre 110 mila persone assistite rispetto al 2020. 
Accanto a questa iniziativa che si replica ogni anno, c’è poi il lavoro che gli operatori compiono quotidianamente, attraverso i 21 banchi regionali in cui è articolata la Fondazione. Questi ultimi hanno intessuto, nel tempo, varie collaborazioni con imprese e istituzioni locali. Supermercati, centri ortofrutticoli, mercati, negozi, invece di buttare in discarica i prodotti prossimi alla scadenza, li consegnano al Banco che provvede a ripartirli sul territorio. «L’anno scorso abbiamo distribuito 120 mila tonnellate di alimenti, di cui 46 mila provenienti dall’industria», ricorda Giovanni Bruno, presidente della Fondazione. «Cibo che, se non fosse stato recuperato, sarebbe andato distrutto. La legge Gadda, la numero 166 del 2016, ha sistematizzato e favorito il processo, incentivando il recupero delle eccedenze. Rilevante è lo sforzo logistico che dobbiamo sostenere per non far scadere il cibo raccolto. Gli alimenti deperibili vengono distribuiti nelle mense e nelle case di accoglienza. Per esempio, recentemente abbiamo ricevuto una grande quantità di pinse romane da un’impresa e le abbiamo donate a una casa famiglia. Il cibo a lunga conservazione viene, invece, destinato alle famiglie tramite i pacchi spesa».

Il seguito sulla rivista.

di Elisabetta Gramolini

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