Stop alla guerra in nome di Maria
Papa Francesco, riprendendo il terzo segreto di Fatima, consacra Russia e Ucraina al cuore immacolato della Madonna, regina della pace. Sperando che la preghiera possa aiutare a mettere fine al conflitto.
«Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare». È un passaggio significativo della consacrazione della Russia e dell’Ucraina al cuore immacolato di Maria fatta da papa Francesco nella basilica vaticana. Un gesto ispirato dal terzo segreto di Fatima rivelato dalla Madonna nel 1917 a tre pastorelli: Lucia, che vivrà fino al 2005 testimoniando quanto è avvenuto, e i suoi due cugini, i fratelli Francisco e Jacinta Marto, che moriranno in tenera età e saranno beatificati da san Giovanni Paolo II il 13 maggio 2000 e canonizzati da Bergoglio il 13 maggio 2017.
«Verrò a chiedere», si legge nel segreto di Fatima, «la consacrazione della Russia al mio cuore immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il mio cuore immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace».
Il Pontefice ha voluto spiegare il significato della sua azione: «In unione con i vescovi e i fedeli del mondo, desidero solennemente portare al cuore immacolato di Maria tutto ciò che stiamo vivendo: rinnovare a lei la consacrazione della Chiesa e dell’umanità intera e consacrare a lei, in modo particolare, il popolo ucraino e il popolo russo, che con affetto filiale la venerano come madre. Non si tratta di una formula magica, ma di un atto spirituale. È il gesto del pieno affidamento dei figli che, nella tribolazione di questa guerra crudele e insensata che minaccia il mondo, ricorrono alla madre, gettando nel suo cuore paura e dolore, consegnando sé stessi a lei. È riporre in quel cuore limpido, incontaminato, dove Dio si rispecchia, i beni preziosi della fraternità e della pace, tutto quanto abbiamo e siamo, perché sia lei, la madre che il Signore ci ha donato, a proteggerci e custodirci».
Il seguito sulla rivista.
di Francesco Antonio Grana