All’origine delle specie

A 140 anni dalla morte, un omaggio al grande naturalista inglese Charles Darwin  che, con le sue teorie evoluzionistiche, ha rivoluzionato la scienza.

Era il 9 settembre 1839 quando il tenente della nave Hms Beagle urlò «Terra!», raggiungendo una località a nord dell’Australia. Prima di ripartire, il capitano John Clements Wickham nominò quel posto Darwin – così si chiama ancora oggi –, in onore dell’amico con il quale aveva navigato nel precedente viaggio. Era stato un percorso lungo e avventuroso, una spedizione cartografica intrapresa senza conoscere la data del rientro. L’allora capitano del brigantino, attrezzato con le strumentazioni scientifiche più moderne per l’epoca, cercava un naturalista in grado di descrivere le specie animali e vegetali che si sarebbero incontrate. L’Università di Cambridge aveva proposto Charles Darwin, che lì si trovava per seguire la carriera ecclesiastica come da desideri paterni, ma che ben presto si era dedicato alla sua vera passione: le scienze naturali, la geologia, la botanica. Il giovane inizialmente rifiutò l’invito, ma in un secondo tempo, grazie all’insistenza dello zio, accettò e si imbarcò, raggiungendo Capo Verde, le Falkland, il Sud America, le Isole Galápagos, l’Australia. 
Nei cinque anni di navigazione Darwin lavorò letteralmente “sul campo”, osservando le caratteristiche dei territori e degli organismi. Nel 1836 fece ritorno in Gran Bretagna con casse ricolme di pietre, piante e scheletri animali che depositò al British Museum, offrendo un notevole contributo scientifico. 
Grazie all’approfondita analisi di questi campioni, notò somiglianze tra fossili e specie viventi appartenenti alla stessa area geografica, il che lo portò a ipotizzare un’origine comune da un’unica specie che si adattava diversamente in base all’ambiente. Gli studi sulle tartarughe e sugli uccelli delle Galápagos dimostrarono questa intuizione. 

Il seguito sulla rivista.

di Marta Perrini

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