Le frontiere della lotta ai tumori
In occasione della Giornata mondiale contro il cancro, che si celebra il 4 febbraio, guidati dal libro dell’oncoematologo Fabio Ciceri e della giornalista Paola Arosio, andiamo alla scoperta delle terapie più innovative che contrastano la malattia. E che infondono fiducia e speranza.
Tutto iniziò nel 2010 quando a Emily Whitehead, cinque anni, venne diagnosticata la leucemia linfoblastica acuta. Venne sottoposta a numerosi cicli di chemioterapia, ma la malattia pareva inarrestabile. Nel giro di un paio di anni, la bambina era in fin di vita e per lei non restavano che le cure palliative. Ma i medici del Children’s Hospital di Philadelphia, dove la piccola era ricoverata, vollero fare un ultimo tentativo usando, per la prima volta al mondo, una nuova terapia chiamata Car T. Un paio di settimane dopo la somministrazione, ecco la grande sorpresa: del tumore non c’era più alcuna traccia. Una remissione definitiva, che dura ancora oggi. È una delle tante storie raccontate nel libro Come batteremo il cancro, scritto da Fabio Ciceri, professore ordinario di Ematologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e presidente del Gruppo italiano di trapianto di midollo osseo (Gitmo), e da Paola Arosio, giornalista e divulgatrice scientifica, pubblicato dall’editore Raffaello Cortina. Pagine importanti e di grande attualità, da leggere magari in occasione della Giornata mondiale contro il cancro, che si celebra il 4 febbraio.
Un’arma per battere leucemia e linfoma Ma che cosa sono le Car T?
Si tratta di un superfarmaco vivente formato da due elementi: il linfocita T, una cellula che, proprio come un soldato, è responsabile della difesa del nostro organismo dalle malattie, e il Car, un recettore artificiale creato in laboratorio per aiutare a riconoscere, e quindi a contrastare, le cellule tumorali. Come spiega il volume, facendo riferimento agli studi più recenti e autorevoli, questa rivoluzionaria terapia può combattere con successo, quando i precedenti trattamenti hanno fallito, la leucemia linfoblastica acuta, che rappresenta il tumore più frequente nei bambini, ma pure i linfomi a grandi cellule B. Dal 2019 il trattamento è disponibile anche in Italia, in Centri altamente specializzati. Attenzione, però. Perché la terapia, pur promettente, non è una sorta di bacchetta magica valida in tutti i casi, ma, essendo gravata da controindicazioni e da effetti collaterali anche di rilievo, può essere prescritta solo dopo un’accurata valutazione da parte di un apposito gruppo di specialisti, di cui fanno parte l’ematologo, il responsabile del trapianto, il trasfusionista, il medico di laboratorio e altri.
Il seguito sulla rivista.
di Paola Arosio