La resistenza coraggiosa

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Dal giornalista Roman Ivanov all’artista Aleksandra Skocilenko, fino al politico Vladimir Kara-Murza. Nonostante gli arresti, sono molte le voci russe che si levano contro la guerra e il governo.

Le elezioni presidenziali, l’attentato al Crocus City Hall di Mosca, la campagna di coscrizione per richiamare 150 mila cittadini al servizio militare, il missile da crociera che ha violato lo spazio aereo della Polonia, le truppe della Nato sul fronte orientale, l’inasprimento della guerra in Ucraina. È una primavera, questa, iniziata non sotto i migliori auspici per la Russia e il mondo intero.
«Fatichiamo a immaginare il clima di terrore che si è creato in questi ultimi due anni nella Federazione russa: una situazione difficile, in cui le persone hanno paura», afferma Adriano Dell’Asta, docente di Cultura, lingua e letteratura russa all’Università Cattolica di Brescia e di Milano. Il professore, che ha vissuto in Russia in quanto direttore dell’Istituto italiano di cultura di Mosca dal 2010 al 2014 – nel periodo in cui Vladimir Putin si è affermato come presidente a vita ed è iniziata l’aggressione alla Crimea –, nota con amarezza che ai tempi della sua permanenza l’atmosfera non era così cupa. «Stiamo assistendo a condanne molto severe, come, per esempio, 25 anni di galera per un reato d’opinione. Punizioni che non esistevano neppure durante l’ultimo regime sovietico», racconta. «Nonostante questa situazione, permane comunque la resistenza, una coscienza attorno alla quale cresce poi un movimento di popolo. Ricordo una delle manifestazioni più significative nella storia del dissenso, il 25 agosto 1968, quando, per protestare contro l’invasione della Cecoslovacchia, otto persone si recarono in Piazza Rossa. Oggi assistiamo, invece, a migliaia di arresti».
Tra gli arrestati, figure di uno «spessore umano grandioso». Come Roman Ivanov, giornalista di RusNews, recentemente condannato a sette anni di colonia penale per aver pubblicato tre post sui crimini di guerra perpetrati dall’esercito russo in Ucraina. In tribunale ha dichiarato: «Dobbiamo renderci conto che tutto ciò che è successo è colpa nostra, riconosco anche una mia parte di colpa, in quanto cittadino russo che ha permesso alle autorità di prendere decisioni così catastrofiche. Vorrei chiedere perdono a tutti gli ucraini, ai quali il nostro Paese ha portato disgrazia». E ancora: «Non so perché qualcuno voglia rendermi infelice. Per me è incomprensibile. Ma sarò comunque felice, diffonderò bontà intorno a me. Non porto rancore a nessuno».
A Oleg Orlov, presidente della sezione Diritti umani di Memorial, sono toccati due anni e mezzo di colonia penale per aver definito «fascista» l’attuale governo. Dopo aver affermato di non pentirsi di nulla, Orlov si è rivolto direttamente all’accusa: «Non avete paura di vedere come si sta trasformando il nostro Paese? Forse non vi viene in mente una cosa ovvia: il rullo della repressione prima o poi schiaccia coloro che l’hanno innescato».
La ventiquattrenne Aleksandra Skočilenko, artista, è stata denunciata per aver sostituito alcuni segnaprezzi di un supermercato con adesivi che riportano notizie sulle azioni in Ucraina. «Sono finita in carcere per dire a tutti quanto sono importanti l’amore, la pace, la libertà di parola. Sono così preziosi che scontare sette anni per questo è nulla», ha spiegato alla corte.

Il seguito sulla rivista.

di Marta Perrini

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