Mezzo cuore per due battiti
Ylenia, affetta da una grave cardiopatia, sapeva da sempre che non avrebbe potuto diventare mamma. Ma ora, grazie ai progressi della medicina, può tenere tra le braccia i suoi gemelli.
A Ylenia avevano detto che no, non sarebbe mai potuta diventare mamma. La sua patologia congenita era incompatibile con una gravidanza. Un macigno che teneva dentro anche se era circondata dall’amore di tutti. Quello della sua famiglia, degli amici, di suo marito Federico. «Fra noi è stato un colpo di fulmine. Ci siamo conosciuti sull’autobus, andando a scuola, e ci siamo innamorati all’istante. Mi ha detto subito della sua cardiopatia e anche del fatto che questo non le avrebbe consentito di avere una famiglia con dei bambini nostri», racconta lui. «Ma la amavo e volevo stare con lei, anche sapendo che non sarei mai diventato papà. Per me lei viene prima di ogni altra cosa al mondo e non avrei mai permesso che mettesse a rischio la sua vita».
Ma, per fortuna, la ricerca, negli anni, ha fatto tanti passi avanti. E così, gli ostacoli che le impedivano di diventare mamma con il tempo sono stati superati. «Non me lo aspettavo. Stavo facendo un controllo di routine e, sapendo già la risposta negativa, ho azzardato: “Per me è impossibile avere un figlio, vero?”. La risposta mi ha lasciata senza parole: “Se vuoi, con gli sviluppi della medicina, facendo tanti controlli prima, dimagrendo, seguendo terapie mirate, potresti intraprendere una gravidanza”». Ylenia non crede alle sue orecchie. In un periodo brutto, anzi bruttissimo, per la morte di sua madre, si stava accendendo una piccola luce di speranza. «Il mio cuore a metà», ricorda, «non era più un ostacolo al mio sogno più grande». Cominciano gli esami, le visite, il via libera a provare.
Quella di Ylenia è la prima generazione di chi è nato con l’atresia della tricuspide ad arrivare all’età adulta. Si tratta di un cuore in cui uno dei ventricoli non si è formato. Una condizione rarissima che interessa cinque bambini su 100 mila nati vivi. Fino al 1968 il destino era quello di una morte precoce. Poi si è cominciato a sperimentare l’intervento di Fontan, cioè la creazione di un condotto che porta il sangue dalle vene cave fino al polmone. In genere sono necessarie più operazioni, almeno due o tre. Con Ylenia, invece, ne era stata sufficiente una.
La vita da ragazzina un po’ diversa dalle altre, con meno sforzi, meno sport, meno di tutto, anche se lei cercava di farlo, quel tutto. Tanti interessi, passioni, voglia di reagire. Con quel tarlo in testa, «al quale comunque mi ero rassegnata. Avrei voluto un figlio, ma sapevo che non mi era permesso rimanere incinta».
Il seguito sulla rivista.
di Chiara Ferrise