Ottimismo, fiducia, speranza per il nuovo anno

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Rimettere mano a un prezioso archivio a volte offre piacevoli sorprese. Così, qualche settimana fa, gli scaffali con riviste nate anni fa, numeri speciali per anniversari, dossier, raccolte, monografie, mi hanno “donato” L’Espresso del gennaio 2014. Copertina: «Caro figlio, ti scrivo». Quattordici lettere d’autore di artisti e scienziati, non tutti ancora viventi, che scrivono ai propri figli un augurio, come si faceva un tempo. Ottimo. L’ho conservato come se già immaginassi che, dieci anni dopo, avrei scritto questa rubrica? Ovvio che no. È quella che si dice una circostanza fortunata. Leggo le lettere, tutte bellissime, e riporto qui alcune frasi (fra le tante che dovrebbero essere citate). Tipo: «Sarai ripagato per la tua fatica con il fatto che un giorno ti sentirai come se tu avessi vissuto mille vite» (Umberto Eco, al nipotino). Oppure: «Penso che il futuro sia luminoso» (Martin Scorsese); «Razzismo. Da sempre l’essere umano porta con sé questa malattia. Nasce da ignoranza e paura. Va combattuta: stare insieme non è facile, ma si può imparare»  (Tahar Ben Jelloun); «Sei molto piccola, ma anche tu puoi fare la tua parte e provare a combattere il cambiamento climatico. Non aver paura, io ti aiuterò» (Mark Hertsgaard). E ancora: «Spero che avrete la mia fortuna, con una famiglia e un maestro ideali» (Salvatore Accardo); «Il mondo si cambia un passo alla volta» (Marco Belpoliti); «Se saprete considerare il cambiamento come una benedizione avrete un enorme vantaggio» (Uri Dadush). E così via con questo inusuale (oggi) tenore positivo. Fino alle più belle: «L’Italia vive momenti difficili oggi, ma essere imprenditori vuol dire sapere vedere le cose in maniera alternativa: riuscire a scorgere la meraviglia di questo Paese» (Renzo Rosso). 

Il seguito sulla rivista.

di Vittorio Sammarco

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