«Vi racconto il mio ultimo film»

A tu per tu con Pupi Avati, che presenta la nuova pellicola La quattordicesima domenica del tempo ordinario. Una summa del suo cinema, costruita attorno alle persone e ai sentimenti.

Fedele alla sua filosofia: non smettere di lavorare. Neppure ora che ha compiuto 84 anni e la salute impone qualche pausa. Neanche dopo 42 film, una dozzina di titoli per la tv, una ventina di libri (assieme a Giuseppe Tornatore, è il cineasta italiano a cui più piace scrivere), tre David di Donatello, un Nastro d’argento e tanti altri premi. Pupi Avati è reputato un maestro, eppure lui, che di gavetta sui set ne ha fatta tanta, preferisce definirsi un artigiano della settima arte. Un sublime carpentiere che ha costruito una straordinaria carriera cinematografica. Ha attraversato il difficile periodo della pandemia firmando due pellicole personalissime: Lei mi parla ancora (dall’omonimo romanzo di Giuseppe Sgarbi, papà del critico Vittorio) e Dante (biografia molto umana del sommo poeta accarezzata per quasi due decenni). Non è semplicemente questione di voglia di raccontare, che pure continua a esserci, inesauribile. «Di spunti e soggetti ho ancora i cassetti pieni», ammette sornione. È anche una faccenda di responsabilità:.«Nel 1983, io e mio fratello Antonio abbiamo fondato la DueA Film, società che produce i miei titoli senza ricorrere ad aiuti e convenzioni pubbliche», spiega Avati. «Così la vita quotidiana di una ventina di famiglie, un centinaio di persone, dipende dal lavoro, da ciò che facciamo. Anche per questo non posso e non voglio fermarmi».
Ecco perciò nelle sale La quattordicesima domenica del tempo ordinario, il nuovo toccante film di Pupi. Una vicenda senza supereroi né effetti speciali, costruita attorno alle persone e alla straordinaria forza dei sentimenti. Tutto inizia a Bologna, nei primi anni Settanta, quando Samuele e Marzio, quindicenni seduti al tavolo della gelateria, decidono che saranno amici per sempre. Ad accomunarli ci sono sogni, timori, speranze e la passione per la musica: formano un duo, i Leggenda, e cominciano a esibirsi nei teatri parrocchiali. Finché un giorno Marzio s’innamora perdutamente di Sandra, fiore di bellezza che aspira a fare l’indossatrice. Inaspettatamente, finisce per essere ricambiato proprio mentre i Leggenda, classificatisi quarti al Festival di Castrocaro, cominciano a farsi conoscere. Qualche anno dopo, nella quattordicesima domenica del tempo ordinario, Marzio sposa Sandra, mentre Samuele suona l’organo. Quella Quattordicesima domenica diventa il titolo della loro prima (e ultima) incisione di successo. Salto negli anni Novanta, quelli in cui tutto pare possibile. Non per Marzio, Sandra e Samuele, spazzati da un improvviso vento ostile, travolti dalla burrasca della vita. Li ritroveremo trent’anni dopo. Che ne è stato delle loro esistenze, dei loro rapporti? Cosa è rimasto dei sogni?

Il seguito sulla rivista.

di Maurizio Turrioni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *