Il lavoro che verrà

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Dal manager di avatar allo scenografo dei ricordi, fino al broker del tempo. Tra vent’anni ci saranno mestieri che adesso non conosciamo. Perciò è necessario ripensare, già oggi, la formazione.

Lo scenografo dei ricordi, l’esperto di benessere aziendale, il manager di avatar, il sustainability manager, il tutor scolastico di intelligenza artificiale. E negli Stati Uniti ha già debuttato, nel febbraio 2023, in un’aula di tribunale il primo avvocato robot. Il mondo del lavoro sta cambiando e tra dieci-vent’anni, dicono gli studi di settore, faremo lavori che oggi neanche immaginiamo. «Sicuramente la maggioranza degli studenti che ora frequenta la scuola primaria avrà un impiego che noi non conosciamo, mentre la restante parte avrà incarichi che dovranno essere del tutto ripensati alla luce delle nuove tecnologie, che cambiano gli strumenti di ogni professione e quindi il modo di lavorare. È dunque necessario ripensare alla formazione, alla scuola», spiega Sabrina Bonomi, professoressa all’Università telematica e-Campus e socia fondatrice di Scuola di economia civile.
Per capire che lavori ci saranno nel 2030-2040 sono quattro i mega-trend da considerare, secondo gli esperti del World economic forum: lo smart working (il lavoro agile), la crisi climatica (che necessita di professioni green), la gig-economy (cioè il lavoro occasionale temporaneo), l’automazione grazie all’intelligenza artificiale.
«Attualmente iI tema fondamentale è quello dei dati», prosegue l’esperta. «Viviamo in un mondo sovraccaricato di dati, che dovranno essere sempre più selezionati e protetti. Alcune professioni del futuro saranno correlate alle questioni di privacy e di etica messe in campo dai robot, che agiranno con accanto l’uomo. Questo coinvolgerà tutti i settori: la finanza, la medicina, le attività di cura. Anche il settore dei viaggi sarà stravolto dal metaverso e dalla realtà aumentata. E l’ambito dell’ecologia avrà bisogno di valutatori di impatto e di manager del valore per stabilire le ricadute di un’azienda e di un’attività sull’ambiente e sulla società».
Cosa faranno allora i ragazzi di oggi? Ci sarà, per esempio, il gestore di rapporti uomo-macchina per fare comunicare gli esseri umani e i macchinari. In un mondo che invecchia e in cui si vive più a lungo ci sarà poi lo scenografo dei ricordi, che, unendo le competenze dello storico dei costumi, la capacità di ascolto, le tecnologie, aiuterà a creare esperienze immersive in cui rivivere le sensazioni del passato. Ci saranno gli ingegneri di strutture in stampa 3D capaci, in caso di alluvioni o terremoti, di dare vita in tempi rapidi a edifici di accoglienza per ospitare gli sfollati. «Non possiamo, però, immaginare che le persone non serviranno più. Le macchine non ci sostituiranno. Proprio perché la tecnologia sarà prevalente, saranno fondamentali il capitale intellettuale, le relazioni, l’etica. Il fattore umano farà la differenza per la competitività. Solo l’essere umano è “cercatore” di senso, sa pensare e confrontarsi, avere relazioni», assicura Bonomi.

Il seguito sulla rivista.

di Cristina Colli

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