L’amico dei poveri

A gennaio è morto Biagio Conte, missionario laico per vocazione. Palermitano, trent’anni fa, come san Francesco, si è spogliato di tutti i suoi averi per donarsi agli altri.

Il 12 gennaio 2023, data della morte prematura di Biagio Conte, amatissimo missionario laico di 59 anni, entra a furor di popolo nella storia di Palermo, nell’immaginario collettivo e nel cuore dei palermitani, proprio come la data del Festino in onore di Santa Rosalia (15 luglio), come gli anniversari delle stragi e dei delitti eccellenti e come, più profanamente, la data del ritorno del Palermo in serie A dopo mezzo secolo (29 maggio 2004, quando Biagio è tra le centinaia di migliaia di tifosi in festa). 
L’affetto per Conte accomuna mondi diversi, tutti uniti nel suo nome nei giorni del lutto cittadino: italiani e immigrati, credenti e non credenti, cattolici e musulmani, ebrei e induisti, protestanti e ortodossi, valdesi e agnostici. 
Diecimila persone hanno partecipato ai funerali celebrati da monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo del capoluogo siciliano, che ha ricordato «il sorriso di Biagio: sommesso e splendente, chiaro e profondo, intimo e aperto… Non il sorriso di circostanza di chi come noi tante volte preferisce l’ipocrisia alla verità. Non il sorriso superficiale e bonario di chi non discerne, di chi fa passare tutto, giustifica ogni cosa. Non il sorriso di chi si schermisce per non compromettersi. Bensì il sorriso di chi comprende il faticoso travaglio del mondo, di chi è pronto a dedicare la sua cura benevola a ogni creatura e, però, su tutte predilige i più poveri e i più fragili». 
All’arcivescovo è giunto il messaggio di cordoglio di papa Francesco, che definisce Biagio Conte come «discepolo di Cristo, generoso missionario di carità e amico dei poveri». 
Ai funerali, insieme ai familiari (tra cui gli anziani genitori, le sorelle e le nipoti) erano presenti anche i volontari e gli ospiti delle strutture da lui fondate a Palermo: la Missione speranza e carità di via Archirafi, la Cittadella del povero e della speranza di via Decollati, la Missione femminile di via Garibaldi. 
Da svariate zone d’Italia e del mondo sono giunti ex ospiti della Missione speranza e carità, come per esempio Fadil, profugo musulmano sudanese ora residente a Leichester, città inglese dove lavora, felice di avere ricambiato l’ospitalità di Biagio, durante il suo viaggio in Gran Bretagna. 
La bara in cui Conte riposa è realizzata con il legno delle traversine ferroviarie donate dai ferrovieri, in ricordo del suo esordio nei portici della stazione, in missione tra i clochard. L’artigiano artefice della bara è Arbi, un immigrato sordomuto musulmano accolto in via Decollati, che lavora nella falegnameria della Missione, dove si trovano tante sue opere.

Il seguito sulla rivista.

di Pietro Scaglione

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