Antiochia, la “casa” dei primi cristiani

Qui si trova la grotta di Pietro, qui è nato l’evangelista Luca, qui è stata organizzata la prima colletta. E ancora, da qui sono partite le prime spedizioni missionarie. Un luogo ancora oggi carico di spiritualità e di fede. 

Sotto il sole accecante d’Oriente un velo di pietre bianche, ricamate da trine crociate, separa la confusione di Antakya dalla grotta di Pietro. All’interno la roccia del monte Stauris restituisce silenzio e storia. Nicchie e fori parlano di riti antichi, schegge di mosaici bizantini testimoniano un culto diffuso, una sacralità accertata, tracce di affreschi ridonano la solennità perduta. L’acqua dell’Oronte scorreva vicino, grazie a due acquedotti, per produrre giochi freschi che scendevano fino alle vicine terme. Al centro, ancora oggi, la statua dell’Apostolo, l’icona plastica di una tradizione che non muore, di una presenza che giustifica la centralità di Antiochia nella vita della Chiesa. 
Nel I secolo dopo Cristo, l’attuale capitale della provincia turca di Hatay era una delle più popolose città della Siria, a pochi chilometri dal Mediterraneo, vera e propria autostrada marina dove circolavano merci e idee. La «regina d’Oriente», metropoli ellenica e romana, era la tappa obbligata per il traffico che dal Sud dell’Anatolia virava verso la costa siriana e palestinese, era la sede di un’importante scuola aristotelica e poteva contare su una forte colonia giudaica, grazie a una lunga abitudine alla convivenza e alla tolleranza di radice persiana. 
La diaspora ebraica poteva contare su una certa autonomia amministrativa e giuridica, oltre che su contatti strettissimi con la madrepatria. Non è azzardato ipotizzare che proprio qui approdarono i primi discepoli di Gesù in fuga da Gerusalemme, dopo il martirio di Stefano. La persecuzione aveva portato i seguaci del Nazareno verso la Fenicia e l’isola di Cipro, ma molti si diressero al Nord, raggiungendo proprio la grande e ospitale città di Antiochia, entrando nell’enclave di immigrati ebrei che avevano stabilito la loro sede nella parte meridionale della metropoli, annunciando la morte e resurrezione di Cristo. Le sinagoghe e le agorà divennero i loro pulpiti, attirando anche quanti adoravano gli dei pagani, Apollo e Zeus, già affascinati dal monoteismo ebraico più corrispondente agli ideali e alla sensibilità dell’etica stoica. 

Il seguito sulla rivista.

di Cristiana Caricato 

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