La famiglia voluta dalla Costituzione

Come suggerisce anche la Carta fondamentale, entrata in vigore 75 anni fa, il nucleo famigliare deve essere la sede dell’amore, del dialogo, del rispetto e soprattutto dell’educazione. Da esercitare anche nel contesto circostante, nella dimensione civica e sociale.

Non sembra convincente la tesi secondo cui la famiglia sia solo un portato di natura storico-culturale, destinato a scomparire in virtù di una sorta di legge evolutiva, che condurrebbe la società umana dal vagus concubitus alla tribù, alla famiglia patriarcale, alla famiglia nucleare e poi alla semplice dissoluzione della famiglia. 
L’archetipo della «familiarità» si rivela anche oggi, in tempo di dibattiti e di polemiche circa l’identità personale, sessuale e anagrafica degli individui, un principio antropologico insostituibile. Ciò significa che l’uomo e la donna possono costruire e sviluppare la loro identità relazionale, che è un fattore costitutivo della loro personalità, solo a partire da un contesto familiare caratterizzato, anche se non sempre presente fisicamente o anagraficamente nella vita di ciascuno, nella coniugalità, nella genitorialità-filialità, nella fraternità-sororità, ma anche nel rapporto tra nonni e nipoti e nelle altre relazioni di parentela.
Non si esclude che nuove configurazioni delle famiglie attuali consentano a un bambino di crescere nell’ambito della specie umana: queste sono, però, più o meno riduttive, non permettendo una piena elaborazione dell’identità personale e relazionale del soggetto umano, che sembra potersi attuare in pienezza solo sulla base della complementarità dei sessi e dei ruoli familiari. Il che non significa che ogni famiglia “regolare” sia capace di educare e che ogni famiglia “irregolare” produca disastri.
Un discorso sulla famiglia, condotto da un punto di vista filosofico e pedagogico (ma anche la recente ricerca psicologica e sociologica fornisce in proposito significative conferme), rileva che l’educazione non appartiene alla realtà familiare come un’appendice eventuale, ma come un’idea e come un compito che la permea e la connota fin dalla sua genesi, come costitutiva e generatrice dello stesso progetto di famiglia, anche in chi non si trovi di fatto in un contesto familiare corrispondente a quello che avevano in mente i padri e le madri costituenti, come risulta dagli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione, che parla della famiglia come «società naturale fondata sul matrimonio». 
Se, però, talora, soprattutto nell’attuale contesto culturale, il problema educativo non sfiora neppure la mente dei giovani che si “mettono insieme”, con o senza matrimonio, e che poi facilmente si separano, i figli che ne nascono non trovano di fatto uno spazio affettivo e relazionale adeguato per crescere e per costruire la propria vita su solide basi.
Nel caso del modello costituzionale, l’impegno promozionale della famiglia non riguarda solo la vita dei figli, ma quella degli stessi coniugi, nei termini di un’intenzione e di un’attenzione che siano alla base di una “negoziazione”, intesa non come semplice esercizio diplomatico, a difesa delle proprie ragioni e delle proprie posizioni, o in vista di un consenso che serva a evitare i conflitti, ma come volontà e capacità di aiutarsi a crescere, esercitando insieme il «diritto e dovere dei genitori di mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio» (articolo 30). 

Il seguito sulla rivista.

di Luciano Corradini

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