Max Ernst Intrighi d’arte

Ribellione, immaginazione, memorie intime, filosofia, scienza, alchimia, stupore. Sono solo alcune delle definizioni rivolte all’arte provocatoria e visionaria dell’enigmatico pittore Max Ernst (1891-1976), geniale surrealista tedesco, che da adolescente già guidava a Colonia il movimento dadaista, osannato nei principali musei del mondo. Per la prima volta in Italia, il Palazzo Reale di Milano gli dedica, fino al 26 febbraio, una grande mostra antologica intitolata Max Ernst. Esposte 400 opere delle sue tante stagioni creative: quadri, sculture, disegni, collage, gioielli, poesie e i rari, antichi libri di viaggi illustrati, una delle sue passioni. Una immensa vastità di temi e sperimentazioni artistiche propri dell’opera di Ernst, che si estende lungo 70 anni del Novecento, tra Europa e Stati Uniti. Definito «pictor doctus», «pittore colto», Ernst fu un profondo conoscitore e interprete di un nuovo rinascimento dell’arte, della filosofia e perfino dell’alchimia.

Il seguito sulla rivista.

di Tina Lepri

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