Gesù che viene dono e salvezza
I figli che vengono attraverso di noi sono una promessa di vita per tutti. Perché ogni bambino, come quel Bambino, può salvare il mondo se il mondo lo mette in salvo, se lo protegge dagli egoismi e dagli individualismi degli adulti. Che hanno smesso di guardare agli altri, per occuparsi solo di sé stessi.
C’è qualcosa che accomuna ogni Natale e che, anno dopo anno, si rinnova nella magia e nella tradizione che esaltano in quei giorni il desiderio di una bontà smarrita. È il bisogno di riconoscere nel bambino della mangiatoia il Salvatore del mondo. Riconosciamo in lui questo destino e lo ritroviamo in ogni bambino che nasce. Investiamo in ogni vita che viene alla luce il potere di salvare il mondo, di salvarci, di riconnetterci al sacro e al buono che è in noi, di portare l’umanità verso un senso più profondo e pieno di innocenza che intravediamo come possibilità di salvezza e comunione.
Però ogni bambino, come quel bambino, può salvare il mondo se il mondo lo mette in salvo, se lo strappa al delirio di Erode e alla sua paura di perdere il potere.
In questo mondo che sta finendo dobbiamo guardare un po’ più profondamente al nostro rapporto con l’infanzia e chiederci di quali infanticidi ci rendiamo complici per la paura di perdere qualcosa che dica di noi e della nostra onnipotenza.
Per esempio, i bambini oggi vengono sempre più spesso al mondo quando le donne cominciano a fare i conti con gli anni che passano e qualcuno, nelle chiacchiere familiari, ma anche dagli scranni parlamentari, si dà il compito di ricordare l’obbligo sociale della maternità, scandendo i giorni alle donne non ancora madri.
L’orologio biologico è il retaggio di una cultura che lega l’essere donne all’essere madri e l’essere madri all’essere donne compiute e affida ai nati la responsabilità della continuità della specie, della famiglia, dei popoli. E alle donne viene ricordato, soprattutto in tempi di denatalità, che non possono sottrarsi a questo compito. C’è anche chi si affanna a dire quanti bambini sia giusto che una donna metta al mondo, perché anche un bambino di meno mette a rischio la sopravvivenza di una nazione e il rapporto tra aventi diritti o non aventi diritto per nascita in un suolo patrio.
Cercati, inseguiti, voluti, i bambini e le bambine, sempre più pochi, sono mitizzati, coccolati, innalzati a trofei. Investiti di attese, adultizzati fin da piccoli nella loro prossemica, protetti e ingaggiati a essere al centro della scena, gradualmente spogliati del loro essere bambini e bambine.
Il seguito sulla rivista.
di Elvira Zaccagnino