Per una parrocchia con le porte aperte
Come sostiene papa Francesco, uno dei principali pericoli della Chiesa è il clericalismo. Mentre oggi i parroci devono uscire dal tempio per essere guide spirituali e testimoni del Vangelo.
Nel mese di dicembre la parrocchia è in fibrillazione. Urgono i preparativi per il Natale, la vita della comunità è in grande fermento. Eppure la parrocchia vive oggi giorni di passaggio. Di crisi o, forse, di crescita, stretta, da un lato, dai problemi che la pandemia ha lasciato sulle sue spalle e, dall’altro, dalla crisi delle vocazioni sacerdotali. Papa Francesco ce la sta mettendo tutta per ridare vita e speranza alle comunità parrocchiali. Cominciando dalle cose più semplici: clericalismo, pettegolezzi, mondanità spirituale, tre pericoli per la Chiesa. In un videomessaggio inviato in occasione del primo sinodo di Buenos Aires sul tema Camminiamo insieme, il Papa è tornato a parlare degli ostacoli lungo il cammino della comunità ecclesiale.
Ma il primo pericolo è proprio il clericalismo. «A volte dispiace quando in una parrocchia l’unica cosa che fanno i fedeli è ascoltare quello che dice il parroco e il parroco smette di essere pastore per essere capo», sottolinea Bergoglio. Gli esempi sono concreti e si osservano quotidianamente: «Nella tua parrocchia c’è un consiglio per gli affari economici? Nella tua parrocchia c’è un consiglio pastorale? “No, fa tutto il parroco”. Ebbene, lì siete nel puro clericalismo». Il Pontefice ammonisce: «Guardatevi dal clericalismo, che è una perversione nel corpo della Chiesa. Difendetevi».
Ce la faremo mai a liberarci dal clericalismo, laici e preti? E che effetto hanno avuto le parole “nuove” di Francesco sulle comunità ecclesiali, in particolare dopo l’esortazione evangelica Evangelii Gaudium, pubblicata nel 2013? Le comunità sono pronte a cambiare il loro modo di annunciare la Parola oppure restano disorientate e quasi impaurite dal mettere in discussione antichi privilegi (anche spirituali) e ritualità di collaborazione con i pastori ormai consolidate nel tempo?
C’è molto da interrogarsi. D’altronde la parrocchia che abbiamo ereditato risente ancora oggi dell’influsso del Concilio di Trento (1545-1563). L’organizzazione territoriale e pastorale è la stessa, con al centro il parroco che fa tutto. Un modello fortemente clericale, espressione di un’ecclesiologia gerarchica. Ma le cose stanno cambiando. La parrocchia così come è oggi rischia di diventare un luogo triste e solitario, dove non va più nessuno o va solo qualcuno per ordinare i sacramenti à la carte.
Il seguito sulla rivista.
di Gianni Di Santo