La first lady della poesia

Versi impazienti e determinati. Che, a partire dal finito, incarnano slanci d’infinito. A cento anni dalla nascita, un ricordo della poetessa Maria Luisa Spaziani, musa di Eugenio Montale.

Di lei si ricorda qualche lettore appassionato di Eugenio Montale perché è la “Volpe”, cui sono dedicati i Madrigali privati, la sesta sezione della raccolta di liriche La bufera e altro, la donna amata dal poeta e cantata in diversi componimenti. “Volpe” come era soprannominata dal padre, «forse per la falcata prodigiosa», si chiede Montale, «o forse solo / per l’onda luminosa che diffondi / dalle mandorle tenere degli occhi, / per l’astuzia dei tuoi pronti stupori, / per lo strazio / di piume lacerate che può dare / la tua mano d’infante in una stretta»?
Oltre ad aver avuto una relazione con uno dei più celebri autori del Novecento, Maria Luisa Spaziani è stata anch’essa un grande «poeta» – così si definiva – per tre volte candidata al premio Nobel per la letteratura (nel 1990, 1992 e nel 1997), una delle poche donne a poter vantare un prestigioso Meridiano Mondadori che riunisce la sua opera.
Torinese, nasce cento anni fa in una famiglia agiata che la avvicina alla letteratura tramite grandi autori come Carlo Collodi, Charles Dickens, Giovanni Pascoli. Con gli studi superiori si avvicina alla lirica contemporanea fino a fondare, insieme a un gruppo di intellettuali torinesi, la rivista Il dado, su cui discutono di poesia, letteratura e filosofia autori come Mario Luzi, Umberto Saba, Sandro Penna, Vasco Pratolini. Virginia Woolf in persona invia alla Spaziani il primo capitolo del romanzo Le onde, ancora inedito in Italia, perché fosse pubblicato.
Maria Luisa si laurea in lingue con una tesi su Marcel Proust, a simboleggiare un rapporto con la cultura francese che durerà per tutta la vita. L’incontro con Montale avviene nel 1949 al termine di una conferenza. Lei ricorda a memoria tutti gli Ossi di seppia, lui conosce la rivista Il dado. Stupita, la ragazza, che ha 26 anni meno del poeta, lo invita a cena a casa dei suoi genitori. È l’inizio di un lungo sodalizio, in parte raccontato nel libro Montale e la Volpe, in cui la Spaziani ha raccolto i ricordi di questo rapporto unico, in parte descritto nelle oltre 360 lettere oggi conservate presso il Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia.

Il seguito sulla rivista.

di Marta Perrini

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