Elisabetta II, un’icona pop

Ambiziosa ma flessibile, apparentemente conservatrice, la sua vera grandezza è stata quella di riuscire a stare al passo con i tempi. Facendosi apprezzare dagli inglesi e non solo.

Dopo la cerimonia funebre in mondovisione, la regina Elisabetta II riposa in pace. Si è spenta a 96 anni, 70 dei quali di regno su ciò che resta dell’impero britannico. Conservatori e laburisti d’Oltremanica, europei e americani, perfino le popolazioni dell’Asia e dell’Oceania, tutti hanno espresso cordoglio per la più grande regnante d’Occidente.
L’ultima figura emblematica di uno status che, nei fatti, da tempo non esiste più. Non appena Elisabetta II ha chiuso gli occhi, prima ancora del funerale solenne, la Giamaica aveva già espresso l’intenzione di chiamarsi fuori dal Commonwealth per passare al regime repubblicano. E altri Paesi la seguiranno presto a ruota. Nulla ci potrà fare re Carlo III, colui che il web ha già bollato come «l’uomo che a 73 anni ha finalmente trovato un lavoro». Ciò per dire che Elisabetta II non è stata solo l’ultima vera regina, ma lo spartiacque epocale tra un prima e un dopo. Sullo stesso piano della caduta dell’impero romano o di Napoleone nel segnare il crinale tra due epoche.
Eppure Elisabetta II continuerà a sopravvivere perché è ormai diventata un’icona pop. Perché in milioni di case nel mondo fa capolino la statuetta in plastica della regina che, sorridente, saluta roteando rigidamente la mano destra, come solo lei sapeva fare. Il braccio sinistro è piegato a novanta gradi per sostenere l’immancabile borsetta Launer, marchio fondato negli anni Quaranta e diventato iconico accessorio reale (modelli preferiti Diva e Traviata, fino al tipo realizzato a mano soltanto per lei con la variante dei manici allungati «per non sgualcire le maniche della regina»). Sarà pure kitch, ma resta comunque questa la sua forza.

Il seguito sulla rivista.

di Maurizio Turrioni

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