Brescia capitale della pace

«Oggi più che mai, in un contesto internazionale sempre più preoccupante e delicato, con la guerra tornata in Europa e lo scenario di una possibile estensione del conflitto con relativo rischio nucleare, abbiamo bisogno di argomenti a favore della costruzione di un orizzonte di pace, di nonviolenza, di riconciliazione e fratellanza per l’umanità». Queste le parole del sindaco di Brescia Emilio Del Bono all’apertura, lo scorso 11 novembre, della quinta edizione del Festival della pace di Brescia, un festival nato «per dare corpo e gambe all’auspicio che la pace possa diventare la priorità di ogni essere umano». La cerimonia di inaugurazione ha visto protagonista l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, oggi a capo della Fondazione per la collaborazione tra i popoli. «È complicato parlare di pace quando c’è la guerra», ha detto. «Questo è il peggior momento storico da molti decenni. (…) La guerra», ha aggiunto, «si previene con concessioni, con accordi, la pace è un bene prezioso che va pagato con i sacrifici. Senza accordi tra le grandi potenze non avremo la pace».

Il festival, che si svolgerà fino al 26 novembre, è organizzato da Comune e Provincia di Brescia, in collaborazione con la Fondazione Brescia Musei, con il patrocinio del Parlamento europeo e di Amnesty International, e la partecipazione di tante associazioni culturali e sociali del mondo bresciano. L’edizione 2022 è focalizzata sul rapporto tra economia e guerra, tema del quale si propone un’indagine a tutto campo, approfondita grazie anche alla partecipazione di esperti di rilevanza internazionale, intorno alle disuguaglianze e alla diseguale distribuzione delle risorse come causa e conseguenza dei conflitti armati.

Il programma, ricchissimo, è consultabile al sito www.festivaldellapace.it: in calendario tavole rotonde, presentazioni di libri, incontri di riflessione e approfondimento con personalità nazionali e internazionali, ma anche eventi artistici, mostre, spettacoli musicali, teatrali, cinematografici e di danza. Tra i tanti appuntamenti ricordiamo la mostra (aperta fino all’8 gennaio al Museo di Santa Giulia) di Victoria Lomasko, «l’ultima artista sovietica» come si definisce: dopo Zehra Doğan e Badiucao, è la volta dell’illustratrice russa dissidente, che con le sue opere dà voce all’umano, senza censure, con la lucidità di chi denuncia l’ingiustizia e con il coraggio di vedere vittime e carnefici come parte di un unico corpo vivente.

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