Enrico Mattei la lezione sull’energia

Se avessimo dato retta al presidente dell’Eni, scomparso sessant’anni fa, oggi l’Italia sarebbe indipendente dal punto di vista energetico. E non dovremmo pagare il gas a caro prezzo. Con le ben note conseguenze sulle nostre bollette. 

A sessant’anni dalla scomparsa di Enrico Mattei, il presidente dell’Eni, si è chiuso un cerchio. Iniziato da lui e completato da Mario Draghi lo scorso 18 luglio. Mattei, il sognatore, come molti suoi nemici lo definivano, aveva capito fin dal dopoguerra che il futuro sarebbe stato il gas e che lo scambio commerciale e culturale tra i Paesi, soprattutto quelli del Mediterraneo, avrebbe dato all’Italia indipendenza politica ed economica. Era convinto che la posizione del nostro Paese doveva essere valorizzata di più e che non si poteva accettare che nazioni esterne all’area mediterranea riuscissero a commercializzare gas e petrolio molto più di noi, nonostante l’incidenza dei costi del trasporto attraverso Gibilterra. «Bisogna assicurare all’Italia la tranquillità, perché l’Italia è diventata un grande Paese industriale», sosteneva Mattei. «Bisogna che la nostra gente lavori in Italia, lavori nel Sud». Proprio per il gas, il 6 novembre del 1962, Mattei avrebbe dovuto incontrare il presidente algerino per firmare un importante accordo, dando l’avvio a una società mista italo-algerina. Accordo che prevedeva la ricerca di greggio in alcune aree del Sahara, la costruzione di una raffineria, la realizzazione di una rete di distribuzione. Ma, soprattutto, la concretizzazione di un’opera ingegneristica eccezionale: un metanodotto che dall’Algeria, attraverso Gibilterra, Spagna e Francia, sarebbe giunto in Italia. 
Se ciò fosse andato in porto, Mattei avrebbe messo a segno la sua più grande impresa, mettendo in seria difficoltà le società petrolifere più importanti, le Sette Sorelle, soprattutto alla vigilia dell’incontro con John Kennedy, con il quale condivideva la necessità di offrire opportunità ai Paesi in via di sviluppo. Purtroppo l’imprenditore morì prima e il suo successore, Eugenio Cefis, abbandonò i suoi progetti per affidarsi a Esso (americana) per i trasporti verso la Liguria. 
È interessante e attuale il pensiero di Mattei, che era un fautore delle politiche energetiche europee. Ci sono voluti dieci anni per sottoscrivere il primo accordo con la Sonatrach, ente petrolifero algerino, per l’importazione in Italia di 11,7 miliardi di metri cubi di gas naturale. E solo nel 1983 è iniziata l’importazione di gas dall’Algeria, attraverso il gasdotto Transmed intitolato proprio a Enrico Mattei. L’infrastruttura, che parte dal campo di Hassi R’Mel, in pieno deserto algerino, percorre 550 chilometri fino al confine tunisino. In Tunisia continua per 370 chilometri fino a El Haouaria, nella penisola di Capo Bon, per poi immergersi nel Mediterraneo sino alle coste siciliane, presso Mazara del Vallo. 

Il seguito sulla rivista.

di Antonio Dell’Anna 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *