Malati invisibili

Il 10 ottobre si celebra la Giornata della salute mentale. Un’occasione per riflettere sullo stigma che ancora accompagna queste malattie, peraltro aumentate durante la pandemia, e sullo scarso accesso ai servizi e alle cure.

I dati sono allarmanti: 450 milioni di persone nel mondo soffrono di disturbi mentali, 17 milioni solo in Italia. Un quadro che peggiora ulteriormente se si considera che nel nostro Paese molti malati non accedono ai servizi di cura a causa dello stigma sociale associato a queste patologie e di una rete di sostegno inadeguata. Il numero degli operatori è in costante diminuzione da tre anni e le Aziende sanitarie locali (Asl) mettono a disposizione del settore poco più di quattro miliardi, solo il 3 per cento del loro budget. Nazioni come Francia, Germania, Regno Unito raggiungono il 7 o l’8 per cento. 
La pandemia, inutile dirlo, ha fatto il resto: dal 2020 a oggi i disturbi depressivi si sono quintuplicati. Secondo uno studio condotto dall’Istituto superiore di sanità (Iss) e dalle Università di Genova e Pavia, oltre il 40 per cento degli italiani è andato incontro a un peggioramento dei sintomi ansiosi durante il lockdown, con una riduzione della qualità di vita in più del 60 per cento dei casi e ripercussioni sul ritmo sonno-veglia. L’uso degli psicofarmaci è aumentato del 20 per cento rispetto al periodo pre-covid e tutti gli indicatori di salute mentale sono risultati nettamente peggiorati. Questioni sotto i riflettori in occasione del 10 ottobre, data in cui si celebra la Giornata mondiale della salute mentale, istituita nel 1992 proprio per aumentare l’attenzione e la consapevolezza verso questi temi e per combattere il pregiudizio.

Il seguito sulla rivista.

di Marta Perrini 

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