Il santo di Assisi che ispirò il Papa

Otto secoli fa san Francesco parlò al mondo di povertà, pace, attenzione agli ultimi e custodia del Creato. Valori sempre attuali, condivisi  da Jorge Mario Bergoglio che, all’inizio del pontificato, prese il suo nome. 

«O Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace». San Francesco d’Assisi, nato 840 anni fa, nel 1182, ha incarnato, nella sua vita, l’incipit della sua Preghiera semplice. Un’esistenza breve, di appena 44 anni, vissuta alla luce del Vangelo, dopo la conversione e la rinuncia alla vita lussuosa precedente. 
Come ha ricordato Benedetto XVI, «Francesco prima era quasi una specie di playboy. Poi ha sentito che questo non era sufficiente. Ha sentito la voce del Signore: “Ricostruisci la mia casa”. Man mano ha capito cosa voleva dire “costruire la casa del Signore”». Da qui il cambiamento radicale nella vita del giovane, che lo ha portato a contribuire in modo indelebile e fondamentale al cristianesimo, in particolare all’evangelizzazione con la testimonianza francescana. È indirettamente merito suo se oggi la Chiesa di Roma ha un Papa che porta il suo nome. Francesco, infatti, è davvero un programma, in questo caso di pontificato, in nove lettere. Dalla pace al dialogo, dall’attenzione agli ultimi alla custodia del Creato. Un uomo, il poverello, che non ha conosciuto barriere, cercando sempre l’incontro con tutti, soprattutto con coloro che erano distanti dal messaggio di Gesù. Un frate che ha cercato unicamente di incarnare il Vangelo, pur nella radicalità di molti suoi insegnamenti.
Sono numerosi i pronunciamenti di Jorge Mario Bergoglio ispirati al magistero di san Francesco. Si possono rintracciare in particolare nelle sue encicliche sociali, Laudato si’ e Fratelli tutti − quest’ultima firmata sulla tomba del santo − che già nei titoli evocano due celebri espressioni del fondatore dell’Ordine dei francescani. Il Papa ha anche dedicato una lettera apostolica, Admirabile signum, al significato e al valore del presepe, firmandola a Greccio, proprio dove san Francesco realizzò la prima rappresentazione vivente della natività nella notte di Natale del 1223. L’anno successivo ricevette le stimmate e compose il Cantico delle creature. Nel 1226 morì e fu canonizzato appena due anni dopo da papa Gregorio IX.

Il seguito sulla rivista.

di Francesco Antonio Grana web

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